Con procreazione medicalmente assistita (PMA) facciamo riferimento a tutta quella serie di tecniche biologiche utilizzate per favorire il concepimento in quelle coppie che non lo raggiungono spontaneamente.
Queste metodiche rendono possibile una gravidanza in presenza di problematiche, anche severe, degli apparati di riproduzione dell’uomo e della donna.
Si tratta di un’ampia gamma di opzioni terapeutiche, a diverso grado di invasività e complessità, che si dividono in tecniche di I°, II° e III° livello.
Grazie alla procreazione assistita, oggi, i bambini nati nel mondo con l’ausilio di queste metodiche, si stima, sono circa 4,5 milioni e rappresentano quasi il 3% di tutti i nati nei paesi industrializzati.
LA FECONDAZIONE ASSISTITA IN ITALIA. I DATI
In Italia, statisticamente, circa il 20 percento delle coppie incontra difficoltà ad avere figli. E, anche qui, nascono sempre più bambini grazie alle tecniche di fecondazione assistita.
Sono 14.139, infatti, i figli nati con la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) nel 2018, in aumento rispetto all’anno precedente per un maggior ricorso alle tecniche di crioconservazione e dei cicli effettuati con donazione di gameti (ovvero fecondazione eterologa).

In Italia circa il 20 percento delle coppie incontra difficoltà ad avere figli.
Per il supporto analitico cito la Relazione inviata al Parlamento dal Ministero della Salute sulla Pma nel 2020. Un novero sistematizzato dell’attività dei centri di Procreazione Medicalmente Assistita nel 2018.
Nella relazione si registrano poche variazioni rispetto alla situazione dell’anno precedente per quanto riguarda la fecondazione senza donazione di gameti, mentre si registra un incremento dei trattamenti con fecondazione eterologa, grazie ai quali sono nati oltre 1.700 bimbi.
Un altro dato importante, verificabile nella relazione, è l’abbassamento di età delle donne che ricorrono alla fecondazione assistita omologa (spermatozoi e ovociti della coppia).
E diminuisce di quasi un punto percentuale la quota di pazienti con età maggiore o uguale a 40 anni (età media 36,7 anni), un valore comunque più elevato rispetto alla media europea (34,7 anni).
Ma, mentre l’età media delle pazienti che ricorrono alla fecondazione assistita omologa diminuisce, i dati evidenziati dal Ministero della Salute, rivelano che l’età delle mamme aumenta se la procedura considerata è quella eterologa.

Negli ultimi anni si registra una decrescita dell’età media della donna verso la PMA omologa.
Nella fecondazione con donazione di gameti, l’età della donna è maggiore se la donazione è di ovociti (42,4 anni) e minore se la donazione è di seme (35,6 anni).
Infine, un altro dato degno di nota, è una diminuzione di gravidanze gemellari e trigemine grazie all’abbassamento del numero medio di embrioni trasferiti alle pazienti.
FECONDAZIONE ASSISTITA IN ITALIA. COME AVVIENE?
Il supporto psicologico è sempre più fondamentale.
Il percorso finalizzato a portare a termine con successo un ciclo di fecondazione assistita è un percorso difficile da affrontare. Il primo passo da compiere, assolutamente, è riuscire a trovare la forza di chiedere aiuto, non nascondendo, prima di tutto a sé stessi il problema.
Tutto lo stress che si sopporta provoca ricadute dal punto di vista psicologico, come tristezza, sconforto, perdita di autostima, crisi della coppia. Può sorgere la necessità di un supporto quanto meno emotivo se non psicologico.
Quest’ultimo si rende necessario quando alla diagnosi di Infertilità seguono una serie di disturbi elencati di seguito grazie all’elaborazione dell’Associazione Americana di medicina della Riproduzione (ASRM):
- Perdita di interesse per le attività solite;
- Depressione senza sollievo;
- Tensione nelle relazioni con amici, familiari, colleghi;
- Difficoltà a pensare ad altro che all’infertilità;
- Forte ansia;
- Riduzione della capacità di eseguire dei compiti;
- Difficoltà di concentrazione;
- Disturbi del sonno (difficoltà a dormire, svegliarsi presto la mattina o al contrario dormire troppo);
- Cambiamenti nell’appetito o peso (aumento o diminuzione);
- Aumento nell’uso di alcol, farmaci, o altre sostanze;
- Pensieri sulla morte o sul suicidio;
- Isolamento sociale;
- Continuo senso di colpa, pessimismo o senso di futilità della vita;
- Continuo senso di rabbia e rancore.

Occorre un supporto per ascoltare e spiegare quali sono le possibilità, i rischi e le opportunità.
PMA COME FUNZIONA? IL SUPPORTO EMOTIVO
Quando ci si trova ad affrontare tutto questo può essere d’aiuto anche parlare con chi vive o ha vissuto la stessa situazione o affidarsi ad un professionista che assicuri un supporto emotivo.
Perché occorrono lunghe conversazioni solo perché ci si apra senza sentirsi offesi, occorre empatia e capacità di condivisione della frustrazione che si vive nel sentirsi privati di una parte importante del progetto di vita.
E, soprattutto, occorre tempo. Tempo per ascoltare e spiegare quali sono le possibilità, i rischi e le opportunità, perché, alla fine, si possa scegliere consapevolmente.
Oggi, la medicina e la scienza offrono, nel campo della procreazione medicalmente assistita, possibilità che erano impensabili fino a più di quaranta anni fa con la prima tecnica di fecondazione in vitro negli USA (1978 – nascita di Louise Joy Brown).
A queste condizioni la procreazione medicalmente assistita può funzionare.
PMA E DIAGNOSI DI INFERTILITÀ
Si ricorre alla procreazione medicalmente assistita quando si è, oggettivamente, di fronte a problematiche di infertilità.

Diagnosticata l’infertilità, il primo passo da compiere è chiedere aiuto a un professionista.
L’infertilità è un problema medico di cui non ci si deve vergognare.
E, una diagnosi tempestiva è il miglior modo di affrontare il problema. Il fattore tempo è prezioso.
Una concreta problematica di infertilità si diagnostica attraverso esami specifici.
Per la donna, il punto di partenza è un’ecografia alle ovaie. Le vengono poi prescritti dosaggi ormonali (Fsh, Lh, 17 beta estradiolo, prolattina, Tsh e ormone antimulleriano).
Ma anche la ricerca degli anticorpi, della clamidia e tampone vaginale e cervicale per clamidia e micoplasma.
Per l’uomo, invece, il primo step è l’esame del liquido seminale (spermiogramma e test di capacitazione) e la spermiocoltura, per vedere se ci sono delle infezioni in corso, oltre a una valutazione clinica da parte dell’andrologo e un’ecografia del testicolo.
In alcuni casi è prevedibile anche il test di frammentazione del DNA spermatico.

Una diagnosi tempestiva è il miglior modo di affrontare il problema. Il fattore tempo è prezioso.
QUANDO RICORRERE ALLA PMA? LA CONSULENZA INTEGRATA
L’universo dell’offerta terapeutica degli oltre 300 centri di fecondazione, censiti dal Registro nazionale italiano sulla Fecondazione, genera, spesso, un disorientamento delle coppie, che non riescono a capire a chi rivolgersi per essere seguiti con costanza e attenzione.
Nelle stanze dei Reparti di Fisiopatologia della Riproduzione Umana degli ospedali pubblici regna la delusione e la rassegnazione delle coppie rispetto alla propria condizione oltre ai diffusi sentimenti di rabbia quando si scopre di doversi sottoporre a tecniche particolarmente invasive, intese come ultima strada da percorrere. A maggior ragione quando occorre prenotarsi tenendo in conto lunghe liste di attesa.
La procreazione medicalmente assistita è un percorso che ha un costo emotivo gravoso per i pazienti, i medici e, soprattutto, le comunità. E che, alla luce della mia esperienza, porta le persone a chiudersi, isolarsi, a nascondere il problema agli stessi familiari.
Come se non bastasse, mette profondamente in discussione lo stesso rapporto di coppia a causa del peso psicologico e del principio etico della gradualità delle tecniche.

La PMA è un percorso che ha un costo emotivo gravoso per i pazienti, i medici e le comunità.
I professionisti della riproduzione devono, assolutamente, preparare anche a questi momenti le coppie, perché possano superarli attraverso la condivisione completa dell’impegno che li attende. È per questo che considero la mia attività di consulenza integrata, in quanto finalizzata ad integrare un percorso che va dall’informazione all’orientamento, dall’assistenza nell’iter diagnostico e terapeutico fino al supporto emotivo finalizzato all’ottenimento di una gravidanza.
GRAVIDANZA ASSISTITA. COME FUNZIONA PER LA SCELTA DELLA TECNICA GIUSTA?
Nell’arco degli anni in cui mi sono dedicata a questa professione, ho cercato di creare dei macro-profili per individuare tratti comuni, fallendo nel tentativo di applicare una logica a variabili comuni. Il risultato?
Nessuna coppia è come un’altra.
Non esiste, in assoluto, una tecnica migliore, ma semplicemente quella più idonea al quadro clinico specifico di ogni coppia.
Nell’ambito della PMA il tasso di successo delle diverse tecniche diminuisce con l’aumentare dell’età della coppia, con percentuali spesso molto eterogenee a seconda dei casi trattati, ma in maniera talmente significativa da poter considerare l’età materna come il fattore predittivo più importante in termini di riuscita delle terapie stesse.
Si tratta di una conseguenza inevitabile derivante dalla progressiva riduzione dei follicoli ovarici che prosegue inesorabilmente fino alla menopausa.

Non esiste la tecnica migliore ma quella più idonea al quadro clinico specifico della coppia.
I fattori che guidano uno specialista in infertilità nella scelta del protocollo terapeutico migliore in termini di possibilità di successo sono diversi, e sono i cosiddetti indicatori di riserva ovarica.
Infatti, sebbene l’età anagrafica sia un fattore importante nel predire la risposta al trattamento di PMA, l’età biologica è sicuramente un fattore più accurato.
A rafforzare il concetto, occorre ribadire che la valutazione del quadro clinico di ogni coppia, a livello ecografico e ormonale, in particolare per la donna, può fornire informazioni precise sulla riserva follicolare e quindi sulla capacità riproduttiva.
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