ETÀ ANAGRAFICA ED ETÀ BIOLOGICA
Ai primi colloqui in studio, una delle domande più frequenti che mi pongono le donne che scoprono il desiderio di maternità alla soglia dei 40 anni è:
“A quale età non si possono più avere figli? Io ho 40 anni e voglio un figlio!”
La domanda viene posta perché, oramai, è tristemente diffuso un vecchio modo di dire che si riassume nell’espressione “Orologio Biologico” che spinge ad immaginare, all’interno del nostro organismo, un timer capace di memorizzare lo scorrere del tempo e cadenzare i meccanismi fisiologici della capacità riproduttiva.

L’età biologica potrebbe non corrispondere a quella anagrafica. Occorre monitorare il nostro organismo.
In realtà, questa espressione dovrebbe motivare, appunto, a distinguere tra età anagrafica ed età biologica. Per cui, anche se rimane un dato di fatto che la fertilità è inversamente proporzionale all’età e raggiungere una gravidanza dopo i 40 anni è molto meno facile, molto dipende dalle condizioni dell’organismo, ossia dall’età biologica che gioca un ruolo fondamentale sulla capacità riproduttiva.
Vi è una notevole variabilità della riduzione della fertilità, all’avanzare dell’età, tra donna e donna. I fattori condizionanti sono molteplici e vanno dal diverso patrimonio follicolare iniziale, e della differente velocità di esaurimento, alla predisposizione genetica fino al non trascurabile stile di vita condotto.
Purtroppo, ad oggi, non ci si può basare su markers predittivi affidabili ad individuare la fertilità residua di una donna. Essenzialmente, le indagini devono concentrarsi sul profilo ormonale della paziente, attraverso il dosaggio plasmatico dell’ormone follicolo-stimolante (FSH), dell’ormone anti-mulleriano (AMH) e dell’estradiolo (E2) con conta dei follicoli antrali (AFC).

Per individuare la fertilità residua di una donna vi sono indagini specifiche.
Certo è che alcune terapie ormonali mirate potrebbero ridurre alcune disfunzioni ormonali se le condizioni generali dell’organismo possono essere tali da consentirlo.
AVERE UN FIGLIO A 40 ANNI. È POSSIBILE?
Si, ma valutiamo in che percentuale.
Nella società di oggi sta diventando sempre più frequente posticipare l’età della prima gravidanza, i motivi sono i più disparati: aspettare la stabilità economica, garantirsi la propria realizzazione professionale, trovare l’uomo giusto. Qualunque sia la ragione, in Italia ormai i figli arrivano, sempre più spesso, tra i 30 e i 35 anni.
I dati lo confermano, secondo l’Eurostat, il servizio europeo di statistica, che ogni anno fotografa la situazione della fertilità in Europa, il nostro Paese è quello che ha il record di donne che partoriscono il loro primogenito più tardi. La media è 31,1 anni.

Da Eurostat, la media di età delle partorienti che, al 2018, si attesta al 31,1%. Uno su 20 è ultra 40enne.
Sempre Eurostat rileva che nel 2018 su 4,25 milioni di nascita solo il 5,2% ha riguardato donne di età uguale o maggiore di 40 anni, ossia circa 1 su 20.
Questo perché il potenziale riproduttivo della donna diminuisce a mano a mano che l’età avanza, ed è dimostrato che la fertilità diminuisce drasticamente 5-10 anni prima della comparsa della menopausa.
Stando alle ricerche condotte dal Ministero della Salute, la fertilità femminile risulta massima nell’intervallo temporale che va dai 20 ai 30 anni. La fertilità diminuisce gradualmente dopo i trent’anni, in particolare dopo i trentacinque.
Una donna sana e fertile di trent’anni ha il 20% di possibilità di avere una gravidanza per ogni tentativo mensile.
All’età di 40 anni la chance di avere una gravidanza ad ogni ciclo è circa pari al 5%. Gravidanze a 45 anni ancora più rare.

La fertilità femminile, in assenza di patologie, risulta massima nell’intervallo tra i 20 e i 30 anni.
La diminuzione della quantità e della qualità degli ovociti (riserva ovarica) si registra molto prima dell’inizio della menopausa, con la conseguenza che la maggior parte delle donne dopo i 45 anni non riuscirà più ad avere una gravidanza se non ricorrendo all’ovodonazione (cioè ricevendo l’ovulo da una donatrice).
INTRAPRENDERE UNA GRAVIDANZA TARDIVA. COME FARE?
Quando, alla soglia dei 40 anni, i tentativi condotti migliorando il proprio stile di vita, la propria alimentazione, fruendo di una blanda integrazione ormonale e proteica e attraverso l’individuazione del “periodo fertile”, non hanno prodotto risultati è arrivato il momento di prendere coscienza e di capire se si è davanti ad un reale problema.
Il desiderio di genitorialità deve essere seguito da uno specialista della fertilità.
Verranno prescritti, alla donna, una serie di analisi ed esami finalizzati a misurare la capacità ovulatoria e il numero di follicoli presenti nelle ovaie.
E, al partner maschile, di effettuare uno spermiogramma, con test di capacitazione, per valutare le condizioni generali.

Dopo ripetuti tentativi falliti, occorre prendere coscienza che si è dinanzi ad una problematica reale.
Qualora il bilancio dovesse essere soddisfacente, verranno prescritte terapie integrative per continuare, sotto monitoraggio, nel perseguimento di una gravidanza naturale.
Se, i risultati, dovessero confermare l’esistenza di, più o meno, severe alterazioni del potenziale riproduttivo occorrerà decidere sull’eventualità di intraprendere il più idoneo percorso di procreazione medicalmente assistita, oppure, laddove necessario, metodiche alternative.
LA CRIOCONSERVAZIONE. FERTILITÀ FEMMINILE A 40 ANNI UNA CERTEZZA IN PIÙ
Tuttavia, accertato statisticamente, la propensione delle coppie ad esaudire il proprio desiderio genitoriale ad età, generalmente, avanzata, occorre sottolineare una particolare metodica ereditata dalla tecnica statunitense ed effettuata per la prima volta nel 1949.
Si tratta della criopreservazione dei gameti. Portare a termine una gravidanza a 45 anni, grazie a questa metodica, è oggi una possibilità concreta e che si traduce in una vera e propria scelta di vita.

Oggi, la Crioconservazione dei gameti è utile a soddisfare anche motivazioni di carattere sociale.
Perché la scelta di preservare la propria fertilità attraverso la conservazione degli ovociti (detta anche “Crioconservazione dei gameti”) non dipende, oggi, solo da motivazioni di carattere medico ma, sempre più spesso, da motivazioni di carattere sociale.
Infatti, ricorrendo alle tecniche specifiche di preservazione di fertilità, ciascuna coppia, con le nuove metodiche di congelamento e i nuovi crioprotettori, può preservare la fertilità, in svariate condizioni, con ottimi risultati in termini di possibilità di gravidanza dopo lo scongelamento.
Ciascuna donna può scegliere di posticipare la realizzazione del proprio desiderio di maternità, valutando il momento più adatto della sua vita in cui questo desiderio potrà essere meglio controllato, meglio gestito.

I risultati ottenuti, in termini di gravidanze, dallo scongelamento dei gameti sono notevoli.
Oggi, solo in Italia, ogni anno sono circa 3mila le donne che decidono di fare un figlio sottoponendosi al trattamento della crioconservazione degli ovociti.
GRAVIDANZA NATURALE A 40 ANNI. PRO E CONTRO
Negli ultimi anni in Italia un figlio su cinque nasce da una gravidanza tardiva.
Si parla di “Gravidanza geriatrica” ogni volta che una gravidanza inizia dopo i 35 anni d’età.
Probabilmente, si tratta una definizione medico-scientifica non più adeguata ai tempi che stiamo vivendo in cui non è più così raro vedere donne di 40 anni con un bel pancione.
Anche io stessa, nel momento in cui scrivo, porto avanti, nelle ultime settimane dal parto, la migliore delle mie tre gravidanze. E ho già compiuto 40 anni.
Anche se non è assolutamente detto che avere il terzo figlio a 40 anni comporti rischi gravi, quando si decide di avere un bambino, a questa età, è opportuno un costante monitoraggio medico-ginecologico.
Perché si affronti questo percorso in maniera consapevole, informata, matura.

Studi scientifici dimostrano che le donne tra i 40 e i 50 anni possono portare a termine gravidanze.
Studi scientifici dimostrano, infatti, che anche donne tra i 40 e i 50 anni possono portare a termine gravidanze con successo, rinunciando ad abitudini pericolose (fumo, alcol, caffè) e iniziando attività “benefiche” per l’organismo, come l’attività motoria costante, l’assunzione di acido folico, oltre ad una corretta alimentazione.
Perché, se è vero che ciascuna gravidanza è diversa, e unica, e che è meglio non generalizzare, è altrettanto vero che le varie esperienze possono essere raggruppate in macro-insiemi in relazione ad alcuni fattori e sicuramente l’età avanzata incide sia dal punto di vista psicologico che da quello fisico.
RISCHI ORGANICI DELLE GRAVIDANZE A 40 ANNI
Pur essendo una donna, a 40 anni, più sicura e consapevole di sè, non si può negare che una gravidanza a quest’età sia più pericolosa, aumentando le probabilità che il feto sia affetto da anomalie cromosomiche.
Occorre, dunque, prevenire complicanze genetiche, in tal caso, sarà opportuna una consulenza genetica, a maggior ragione se in presenza di casi di malattie in famiglia.

I rischi, durante la gestazione, non riguardano solo il bimbo ma, anche, la futura mamma.
Oltre ai rischi per il bambino che si porta in grembo, complicazioni ulteriori si riscontrano durante la gestazione, anche per la futura mamma, consistendo in una maggiore probabilità di incorrere in patologie che, probabilmente, in giovane età non si manifesterebbero.
Tra queste, il diabete gestazionale, l’ipertensione, il rischio di ritardo di crescita fetale.
Oltre che probabilità di sviluppare una gravidanza extrauterina.
RIPERCUSSIONI PSICOLOGICHE DELLA GRAVIDANZA A 40 ANNI
Così come l’età biologica influisce sulle possibilità di concepire e portare a termine la gravidanza, l’età anagrafica avanzata, portando con sè un bagaglio relativamente ampio di esperienze e conoscenze, implica il dover affrontare differenti paure.

Le mamme 40enni dimostrano un’energia maggiore di quanto si possa credere.
E, anche se ogni donna ha una storia a sé e ogni gravidanza è certamente diversa dalle altre (io ho vissuto tre esperienze totalmente diverse l’una dall’altra), gli studi di psicologia hanno evidenziato tratti comuni tra mamme della stessa età.
Se, quindi, le neomamme ventenni sono meno ansiose vivendo con minore sensibilità i mutamenti del proprio corpo, le trentenni sono più consapevoli, e i timori più rilevanti riguardano la consapevolezza di dover adattare le proprie rinnovate prospettive, anche lavorative o sentimentali, alla scelta che cambierà inevitabilmente la loro vita.
Le neomamme quarantenni, invece, sia che si trovino di fronte ad una condizione a lungo desiderata e quasi inaspettata, o che abbiano scelto consapevolmente, come nel mio caso, di predisporsi alla generazione di una nuova vita, manifestano il timore prevalente della salute del bambino o di non riuscire a portare a termine la gestazione.

A dispetto dell’età le mamme 40enni hanno un’energia maggiore di quanto si possa credere.
A tutto ciò si aggiunge la consapevolezza di trovarsi nella condizione di avere un’ultima possibilità. Ma, a dispetto dell’età, dimostrano un’energia maggiore di quanto si potrebbe pensare.
IL SUPPORTO AL DESIDERIO DI GENITORIALITÀ
Ma perché un sopravvenuto o rinnovato desiderio di genitorialità, anche oltre i 40 anni, si dovrebbe ritenere accettabile, anzi dovrebbe essere supportato?
Perché, a mio avviso, essere una buona madre significa essere in grado di riconoscere i bisogni del figlio e di rispondere prontamente con la propria competenza materna.
Ritengo, quindi, che una donna possa essere felicemente madre anche in età avanzata e che possa, qualora realmente intenzionata ad esprimere il proprio amore materno, adottare un figlio anche in età non più giovane.
In conclusione, anche per diventare mamma a 40 anni, come per qualsiasi altra gravidanza, il modo migliore per affrontarla è con serenità, facendo attenzione al proprio corpo e ai segnali che ci trasmette. E, certamente, con l’attenzione di seguire scrupolosamente le indicazioni mediche sottoponendosi ai controlli previsti, per tempo, in modo da contenere ogni tipo di rischio.
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