Coppie omosessuali e single devono avere eguali diritti, rispetto alle coppie eterosessuali, riguardo a sopraggiunti desideri di genitorialità? Si sono aperti dibattiti infiniti, negli ultimi anni, tra i sostenitori del modello di “famiglia tradizionale” e i difensori dei principi di rispetto della libera autodeterminazione identitaria e sociale degli individui.
Anche se, oggi, il modello di famiglia si è aperto ad una molteplicità di casistiche, relegando, un po’ in tutto il mondo, l’attributo di “tradizionale” ad un concetto, a dir poco, anacronistico, le leggi dei vari Paesi, destinate a regolamentarne la costituzione, sono divergenti. E, spesso, finiscono per collidere con gli interessi legittimi dei nuovi nuclei familiari che tendono a formarsi.

Coppie omosessuali e single dovrebbero avere eguali diritti?
Gli stessi principi bioetici, che sottendono alle scelte di ogni singolo legislatore, già solo all’interno della comunità europea, condizionano, irrimediabilmente, le possibilità offerte, dalla moderna medicina della riproduzione, soprattutto, alle coppie omosessuali e ai single.
Ma quel che è peggio, le incongruenze e le discriminazioni riguardo al diverso orientamento sessuale producono, come effetto, l’aumento del turismo riproduttivo o, come da più parti evidenziato, di esilio riproduttivo, dato che l’effetto che si produce scaturisce più da una costrizione che da un’opportunità. Di questo effetto gli stessi governanti si lamentano, continuando però, di fatto, ad alimentarlo.
EVOLUZIONE DELLA FAMIGLIA E I DATI SULL’OMOGENITORIALITÀ
Cosa vuole significare il concetto, spesso richiamato dal legislatore, di famiglia naturale, tradizionale o normale? Se, teoricamente, può essere considerato “normale” un fenomeno in base alla maggior frequenza con cui si verifica, allora questo fenomeno, nella fattispecie il nucleo familiare tradizionale, ossia composto da un uomo e una donna, non solo sarà normale ma anche naturalmente e culturalmente accettabile.
Ma è inutile negarlo, oggi non è più così.
I modelli familiari sono caratterizzati da:
- Membri di immigrati o di diverse o combinate etnie;
- Più nuclei differenziati;
- Nuclei monoparentali e unipersonali;
- Membri in regime di separazione o di divorzio;
- Nuclei ricostituiti e coppie omoaffettive.
Il risultato di questo pluralismo di modelli è più che giustificabile perché la famiglia è un sistema relazionale in continua trasformazione. Gli stessi progetti di vita dei suoi componenti si modificano e contribuiscono a farla crescere, a migliorarla e, talvolta, a dissolverla.
Le stesse famiglie omogenitoriali, in particolare, ormai costituiscono una realtà vasta e variegata.
Assumono i connotati di famiglie ricomposte in seguito a separazione eterosessuale, famiglie con madre lesbica, single o in coppia, o che ha fatto ricorso a “procreazione medicalmente assistita”.

La famiglia è un sistema relazionale in continua trasformazione.
Oppure famiglie adottive, o affidatarie, con genitore single o con due madri o due padri, con padre gay, single o in coppia, o che ha concepito con “maternità surrogata”, detta anche “gestazione per altri” (gpa), e famiglie a fondazione cogenitoriale (co-parenting).
Si tratta di forme familiari che hanno acquisito visibilità, in particolare a partire dagli anni ’70 e ‘80. In seguito all’introduzione, in alcuni paesi, di legislazioni favoriscono l’applicazione delle metodiche procreative e che riconoscono filiazioni adottive anche per le persone omosessuali.
Secondo i dati, ricavati dal 15° Censimento generale della popolazione 2011 condotto dall’Istat, le coppie di persone dello stesso sesso, che hanno dichiarato di essere unite da un legame affettivo di tipo coniugale sono in totale 7513, di cui 529 con figlie e figli.
Tuttavia, questo dato, censito oltre dieci anni fa, non può che essere una sottostima in quanto ha riguardato solo coppie residenti sotto lo stesso tetto e non quelle conviventi. Infatti, oggi in Italia, si stima che circa centomila minori crescano con almeno un genitore omosessuale.
La rilevanza dei dati ha accelerato, negli anni successivi, la formazione di movimenti che perseguono l’obiettivo di un riconoscimento di queste coppie. Sia sul piano sociale che giuridico e psicologico.
INERZIA LEGISLATIVA, IN ITALIA, PER LE COPPIE OMOSESSUALI E I SINGLE
Nonostante, negli ultimi anni anche in Italia, i modi di vedere siano cambiati, con una maggiore apertura verso le coppie omosessuali e i single, la legge stabilisce che l’accesso alla procreazione medicalmente assistita resta riservato, esclusivamente, alle coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile ed entrambe viventi.

Il ricorso alla PMA non è previsto in assenza di condizioni patologiche.
Di fatto, quindi, la statuizione vigente circoscrive il ricorso alle metodiche di PMA come unico rimedio alla sterilità e all’infertilità umana legate a cause patologiche. Nulla rilevando il semplice desiderio di genitorialità pur riconosciuto alle coppie dello stesso sesso.
Proprio a causa del silenzio legislativo, o forse proprio in mancanza di un quadro giuridico di riferimento, è stato il potere giudiziario a dover offrire risposte alle questioni poste dalla vita quotidiana delle famiglie omogenitoriali. Quando la Suprema Corte di Cassazione ha dovuto evidenziare, sancendone i dettagli con sentenza (Cass. Sent. n. 12962/2016 del 22/06/2016), che l’orientamento sessuale di una coppia non condiziona la sua idoneità alla responsabilità genitoriale.
Nonostante i passi in avanti, in particolare con legge n. 76 del 20 maggio 2016, conosciuta come “Legge Cirinnà”, che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze di fatto, il principio cardine, del limite di accesso alla PMA, dettato dalla Corte Costituzionale è, ancora, invalicabile.
Secondo i magistrati di nomina presidenziale, infatti, l’infertilità fisiologica di una coppia omosessuale formata da due donne non è omologabile, o equivalente, a quella definita “assoluta” e irreversibile di una coppia eterosessuale che soffra di un impedimento riproduttivo patologico.
Ad oggi, quindi, l’unica soluzione per le coppie omosessuali o persone single italiane, che vogliono diventare genitori, rimane andare in un paese estero in cui la “procreazione medicalmente assistita” non è, ad essi, preclusa.
Ma, rientrati dall’estero, una volta diventati genitori, rimarrebbero invisibili per le Istituzioni italiane.
I primi problemi riguarderebbero la legittimazione della propria genitorialità, la trascrizione e il riconoscimento giuridico di atti prodottisi all’estero. Ma sono da considerare anche l’approvazione da parte delle famiglie di origine o le difficoltà burocratiche di stare vicino al proprio figlio se è in ospedale. E di accompagnarlo alle visite mediche di controllo o seguirne l’andamento scolastico, in particolare per il genitore non legale.

Al rientro dall’estero, il primo problema è ottenere riconoscimento giuridico.
Ma l’evidente carenza, in termini di inclusione sociale, anche escludendo il problema, pur sempre presente, dell’omofobia investe, in particolare, il nuovo nato. La non inscrivibilità nei registri dello stato civile italiano, in caso di maternità surrogata praticata da coppia omosessuale maschile, ha riflessi negativi su altri aspetti essenziali della sua esistenza, a parte la cura della persona e l’educazione scolastica, anche per la tutela dei suoi stessi interessi patrimoniali e ai suoi diritti ereditari.
Insomma, non più tollerabile il protrarsi di questa inerzia legislativa. Diviene, sempre più, essenziale regolamentare il mercato globale dell’assistenza riproduttiva alle coppie omosessuali e ai single sia a livello legale che economico ed etico, al fine di raggiungere un’adeguata armonizzazione e ridurre qualsiasi forma di sfruttamento.
COPPIE OMOSESSUALI E SINGLE. L’ISTITUTO DELL’ADOZIONE IN ITALIA
Se il matrimonio tra persone dello stesso sesso è ormai in discussione un po’ dappertutto, e anzi, è stato legittimato in molti paesi. Per quanto attiene alla possibilità, per le coppie omosessuali, di avere figli c’è ancora molta strada da fare, almeno in Italia.
Le ragioni dell’ostruzionismo politico, rispetto alle necessità avvertite a livello legislativo, si fondano su miopi assiomi circa presunte ricadute negative sul benessere che deriva ai bambini dall’avere un modello affettivo e relazionale diverso da quello dei due genitori eterosessuali.
Quindi il ricorso alla procreazione medicalmente assistita per coppie omosessuali e single resta, ancora oggi, un tabù. Rimane per questi nuclei familiari che possono costituirsi in molteplici modi, dando origine a quelle che si definiscono “famiglie arcobaleno”, l’istituto dell’adozione. Unico strumento per appagare il desiderio genitoriale.

Il bambino che nasce, all’estero, in seguito a PMA deve essere tutelato.
In Italia, è sempre più frequente la richiesta di tutelare il bambino che nasce in forza di metodiche di procreazione medicalmente assistita, condotte all’estero, nell’ambito di una coppia composta da due donne, unite civilmente. Questo, al fine di consentire anche alla compagna, non madre naturale, di avere diritti e doveri nei confronti del minore.
In questi casi, per proteggere la posizione del minore, nato da PMA, e la stabilità delle proprie relazioni affettive si parla di adozione del configlio (o stepchild adoption) ossia l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali.
La casistica è disciplinata dalla legge n.184 del 1983, che nasce per tutelare il diritto del minore alla famiglia in situazioni che non consentono di giungere all’adozione piena ma nelle quali, tuttavia, l’adozione rappresenta una soluzione opportuna ed auspicabile.
Le procedure sono lunghe e impegnative.
Nel resto del mondo i paesi che prevedono la stepchild adoption per le coppie gay sono 28. Ad esclusione di Colombia, Germania, Estonia, Croazia, Slovenia, e Australia, gli altri ventuno prevedono anche la possibilità di adottare i bambini che non hanno legami biologici con nessuno dei due partner.
I MODELLI DI DIRITTO FRANCESE E SPAGNOLO. ESSERE GENITORI È UN DIRITTO DI TUTTI
Mentre l’Italia rimane nel silenzio legislativo, non riuscendo a inquadrare giuridicamente le famiglie omogenitoriali, in Francia anche le donne single ed omosessuali hanno diritto alla maternità.
Lo ha stabilito l’Assemblea Nazionale che a Giugno 2021 ha approvato in via definitiva una legge che estende a tutte le donne il diritto di procedere alla procreazione medicalmente assistita, riservata fino ad oggi solo alle coppie eterosessuali.

In Francia, dal Giugno del 2021, la PMA è aperta anche alle coppie omosessuali e ai single.
Le donne omosessuali e single, sino ai 43 anni di età, potranno ora sottoporsi alla PMA in Francia, con gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. Ogni paziente dovrà avere diversi colloqui con un medico o un’équipe medica specializzata in fertilità. E, dopo un periodo di riflessione da uno a due mesi, dovranno confermare la loro richiesta per iscritto al medico.
Documentazione, costi e rimborsi per la procreazione medicalmente assistita
Quattro tentativi di fecondazione in vitro e sei inseminazioni artificiali sono completamente rimborsati dalla previdenza sociale (l’inseminazione artificiale costa in media 950 euro, mentre un tentativo di fecondazione in vitro tra i 3.500 e i 5.000 euro).
Se entrambi i membri della coppia hanno un problema di sterilità, o c’è il rischio di malattia genetica per il bambino, o nel caso di una coppia omosessuale sterile o di una donna single, si può ricorrere al trasferimento di embrioni dopo la decisione di un giudice.
Per quanto riguarda la documentazione, le coppie omosessuali devono produrre una dichiarazione davanti al notaio, durante la gravidanza, perché entrambe vengano riconosciute come “mamme” del nascituro.
La Spagna raggiunge e supera la Francia sul fronte dei diritti
Anche in Spagna, infatti, è previsto dallo scorso Novembre 2021 l’accesso alla fecondazione assistita alle donne single e alla comunità Lgbtq+.
La possibilità di diventare genitore è incondizionata e indipendente dall’orientamento sessuale o dallo stato civile. Infatti, perfettamente in linea con i principi di inclusione francese, l’apertura non riguarda solo donne senza un compagno o un marito e coppie lesbiche. Ma la normativa è estesa anche alle persone transgender. In Spagna anche i Trans possono coltivare il desiderio della genitorialità.

Dall’infertilità medica a quella sociale per le nuove “Famiglie Arcobaleno”.
Dal 10 Novembre 2021, in tutta la Spagna le spese per i trattamenti di procreazione medicalmente assistita sono coperte dallo stato per tutti, posto che abbiano meno di 40 anni.
Stando ai dati della Federazione spagnola dei gruppi per i diritti LGBTQ+, il decreto aiuterà almeno 8.500 persone ad avere accesso a trattamenti desiderati.
Con la nuova legge il diritto alla PMA passa dalla sola infertilità medica all’infertilità sociale. Non si tratta però di instaurare un “diritto al figlio”. La legge contiene anche novità sull’anonimato dei donatori. Introduce la possibilità per il donatore di dare il proprio consenso per la divulgazione dell’identità, alla maggiore età dei figli, ma senza introdurre il “diritto all’incontro”.
COSA DICONO GLI STUDI SUI FIGLI DELLE COPPIE OMOSESSUALI E DEI SINGLE?
Una delle obiezioni più comuni, alle richieste di riconoscimento del diritto genitoriale da parte delle coppie omosessuali, è che i figli di questi avrebbero maggiori probabilità di sviluppare problemi psicologici.
Nonostante i pregiudizi diffusi e la frequente stigmatizzazione sociale, le ricerche scientifiche parlano chiaro. <L’orientamento sessuale di un genitore non danneggia lo sviluppo dei figli e non ne ostacola una crescita sana>.

Dal’11/2021, in Spagna, le spese per i trattamenti di PMA sono sostenute dallo Stato per tutti.
È dimostrato che non ci sono differenze sostanziali nella qualità della genitorialità o nello sviluppo del bambino tra famiglie eterogenitoriali e omogenitoriali: il legame biologico è irrilevante. Diventa rilevante solo nella negoziazione che la coppia deve fare su chi sarà il padre genetico o non genetico o la madre biologica o non biologica. In questo il legame biogenetico gioca un ruolo fondamentale.
Ma in definitiva, quello che più conta per lo sviluppo dei bambini, come per tutte le genitorialità, è la qualità dei processi interni alle famiglie: tra cui, la qualità della relazione di coppia e la capacità dei genitori di accordarsi nelle funzioni genitoriali.
I risultati di uno studio italiano, svolto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Roma, indicano che i figli di genitori dello stesso sesso stanno bene, sia in termini di adattamento psicologico che in termini di comportamento sociale e rendimento scolastico, non risultano differenze nello sviluppo psicologico e sociale di un figlio, sulla base di come è composta la coppia di genitori.
Questo è il primo studio al mondo che prende in considerazione un gruppo consistente di soggetti italiani: 70 padri gay, 125 madri omosessuali e 195 coppie eterosessuali come gruppo di controllo. Tutti con figli tra i 3 e gli 11 anni.

Uguale sviluppo psicologico e sociale per i figli nati da coppie omosessuali e single.
Uno studio precedente, su di un campione più piccolo, portato avanti sempre dal gruppo dell’Università La Sapienza, apparso sul Developmental psychology pubblicato dall’American Psychologycal Association, ha mostrato risultati simili, ossia stesso benessere psicologico per bambini con due papà o due mamme in una coppia etero, ma con una certa ostilità dell’ambiente alle famiglie omogenitoriali nel nostro Paese.
Al punto da rilevare che i figli delle coppie dello stesso sesso hanno più probabilità di mostrare difficoltà nello sviluppo psicologico a causa della difficile condizione causata dalla legittimazione sociale. In altre parole, il pregiudizio resta l’unico svantaggio che non dipende dalla condizione dei bambini, ma da un contesto sociale che non ne riconosce la normalità e la legittimità giuridica.
Inoltre, un recente studio condotto da ricercatori australiani su un ampio numero di soggetti ha addirittura rilevato che i figli di genitori dello stesso sesso presentano punteggi più alti rispetto a varie misure di benessere psicologico e salute generale, non mostrano, inoltre, un’incidenza maggiore di omosessualità o problemi legati all’identità di genere.

Migliori punteggi per i bimbi allevati da omogenitori, in termini di salute generale.
Questo perché, molte famiglie delle famiglie omogenitoriali affrontano il problema in modo positivo.
I loro bambini, infatti, sono più abituati a parlare di emozioni, di differenze di genere e di bullismo, proprio perché hanno dovuto conquistare uno spazio a livello sociale.
Le famiglie omogenitoriali sono state costrette a fare un lavoro migliore nell’affrontare problematiche che toccano da vicino lo sviluppo e la crescita del bambino e risultano essere, quindi, maggiormente solide.
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