Gli effetti distorsivi della Legge 40 sul Turismo procreativo
La Legge 40 e il Turismo procreativo. Gli effetti distorsivi e le limitazioni imposte dalla Legge 40 hanno contribuito a creare il “Turismo procreativo”. Fino a quando la Legge 40 ha vietato la fecondazione eterologa, migliaia di coppie di italiani sono state indotte a cercare una risposta, alla propria condizione, oltre confine.
Questa tendenza è più che mai attuale nonostante, ad oltre 10 anni dal pronunciamento della Corte Costituzionale, si siano allargate le maglie di restrizione della legge. Si parla di “Turismo procreativo”. I pazienti italiani preferiscono risolvere all’estero le loro problematiche di infertilità.
Gli effetti distorsivi si producono ancora oggi
Personalmente non sono contraria all’esecuzione di tecniche, di tipo eterologo, di particolare complessità in un Paese diverso dall’Italia, quando determinate condizioni, patologie o complicazioni di sorta ne suggeriscono la necessità. Io stessa accompagno alcuni miei pazienti a Malaga in particolari casi.
Certo è che la fuga di alcune coppie, o donne single, verso le mete più disparate, alcune volte per futili motivi, dovrebbero far riflettere soprattutto perché alla base della scelta vi è proprio l’estrema confusione sulle modificazioni avvenute proprio con la Legge 40, con effetti sul Turismo procreativo in seguito alle diverse sentenze emesse, ultima quella della Corte Costituzionale del 2009.
Pertanto, allo scopo di indurre una riflessione sul tema, riporto gli esiti di un’indagine, durata 3 anni, condotta dall’Osservatorio sul TP condotta sui principali siti di associazioni di pazienti e su forum dedicati ai centri stranieri nel periodo tra il Marzo 2009 ed il Febbraio del 2012 (periodo successivo alla sentenza della Corte Costituzionale).
“L’analisi svolta consente, non solo, di attestare una crescita costante del flusso, ma soprattutto di individuare le principali motivazioni”.
I principali motivi che inducono al Turismo procreativo
– Vado all’estero perché ho bisogno di fare la diagnosi genetica pre-impianto (PGD). La precedente limitazione della Legge all’impianto di soli tre embrioni nelle tecniche di procreazione interessate da malattie genetiche ad elevata trasmissibilità, di fatto, rendeva completamente inutile la PGD. Ma oggi, in seguito alla sentenza del Marzo 2009, l’eliminazione di questo limite fa sì che la PGD possa essere oggi eseguita con estrema efficacia.
– Vado all’estero perché voglio congelare gli embrioni. La legge 40, nella sua iniziale promulgazione, nel 2004, imponeva il trasferimento di tutti, e nel massimo numero di tre, gli embrioni fecondati, escludendo qualsiasi tipo di conservazione. La sentenza del Marzo 2009 elimina questa imposizione, garantendo di fatto la possibilità di congelare gli embrioni fecondati. Oggi, quindi, congelare gli embrioni, in Italia, si può, basta rivolgersi a un centro che operi in ossequio alle direttive del D.L. 16/2010.
– I centri italiani non sono all’altezza. Per molti pazienti, la legge 40 ha anche posto limitazioni alla ricerca clinica dei medici e dei biologi italiani, con la conseguenza di ritenere le Equipe italiane meno preparate, rispetto a quelle estere, nella diagnosi e nella cura della infertilità.
La fuga verso l’estero è motivata da vari fattori
– I centri esteri sono più disponibili. Vi sono fattori determinanti che indirizzano la scelta verso l’uno o l’altro centro. Come una limitata se non inesistente lista d’attesa, l’accoglienza da parte di personale italiano o che parla la nostra lingua, la disponibilità a ricevere e fare trattamenti anche nei week-end ed il costo simile se non inferiore a quello applicato in Italia.
– Su Internet trovo molte informazioni e nei forum se ne parla bene. Molto importante risulta essere la percentuale di successo vantata dai diversi centri, le procedure/tecniche adottate e i prezzi. Internet è uno strumento ampiamente utilizzato dai Centri esteri per dialogare ed informare i pazienti italiani circa le proprie attività. Certo è che a fare la differenza sono anche le “recensioni positive” trovate nei forum e nei siti di associazioni, dove esistono centinaia di discussioni dedicate proprio ai centri stranieri.
Turismo procreativo. Occorre considerare altri fattori
– In Italia non è andata bene, provo all’estero. C’è chi arriva a prendere la decisione di andare all’estero dopo aver tentato, senza successo, trattamenti di PMA in Italia. A spingere i pazienti spesso è l’idea di non essere stati diagnosticati e curati al meglio, ma anche quella che cambiando si aumentino in qualche modo le probabilità di riuscita. Esiste anche il fenomeno contrario ma è, certamente, meno rilevante.
– All’estero si può risparmiare. Pur non risultando determinante ai fini della scelta fra un centro estero o italiano, certo il costo dei trattamenti è un elemento preso in considerazione dai pazienti. L’apertura di centri e cliniche nell’est europeo, dove i prezzi sono in media inferiori a quelli praticati nelle altre nazioni europee. L’economicità dei trattamenti è tuttavia un elemento accessorio e non dirimente: l’importante è che il centro goda di buona fama, se poi è economico tanto meglio.
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