A che età si accede alle tecniche di PMA?
L’età massima di accesso alla PMA rimane, oggi, ancora un’incognita.
In quanto, Il legislatore, consapevole che ogni persona è diversa dall’altra dal punto di vista biologico, ha deciso di non fissare un limite di età universalmente valido. Così si è inteso demandare alle Regioni, competenti in materia di salute, il compito di stabilire i “limiti anagrafici” di accesso alle tecniche di fecondazione assistita, in modo diverso ed indipendente.
E, a rendere ancora più confuso il quadro, sono le modifiche ed i rimaneggiamenti compiuti sulla Legge 40. In particolare, con riguardo al superamento del divieto di ricorso alla fecondazione eterologa, intervenuto per effetto della sentenza della Corte Costituzionale del 2014.
Stando alle statistiche, in Italia, in media, il primo accesso ad una qualsiasi delle metodiche di PMA avviene a 36,7 anni. E, dal 2005 al 2020, la percentuale di gravidanze complessiva sulle coppie trattate, considerando tutte le tecniche, si attesta intorno al 22% (Fondazione IBSA).
Basso? Si, soprattutto se si considera che molti centri di fecondazione assistita, o privati professionisti, vantano percentuali fino al 75%.

Alcuni Centri di PMA vantano percentuali di successo che arrivano al 75%. Diffidate dei falsi proclami.
Ma al di là dei messaggi promozionali, dei quali vi esorto sin d’ora a diffidare, almeno fino a quando non sarà possibile disporre di un sistema di valutazione omogenea che porti ad una certificazione europea, dovremmo chiederci perché in tutti questi anni la percentuale media, attestata da Istituti più che attendibili, non è cresciuta.
Nonostante si siano ampliate le conoscenze mediche e si siano sviluppate le capacità e le professionalità dei centri specializzati, uno degli elementi più importanti da considerare, quando si parla di fertilità, è venuto sempre più meno, determinando un risultato inversamente proporzionale che ha inciso sulla media ponderata. Si tratta dell’età delle pazienti.
L’età incide sul successo della Fecondazione Assistita, in Italia?
Dal 2000 in poi l’età media delle coppie, che ricorrono alla procreazione assistita, aumenta.
Forse perché si arriva a desiderare di diventare genitori sempre più tardi, quando le coppie sono più mature, più istruite ed occupate stabilmente.
Ma l’aumento dell’età media incide negativamente sull’andamento delle percentuali di successo, stando ai risultati della ricerca condotta dal Censis.
«Le coppie attualmente impegnate in un percorso di Pma cominciano sempre più tardi a cercare una gravidanza, il che impatta sulle possibilità di successo delle tecniche.»
Da anni sentiamo ripeterci, da più parti, che l’età massima per avere accesso alla procreazione medicalmente assistita è 45 anni. Ma vediamo meglio in dettaglio.

Molte coppie, oggi, cominciano sempre più tardi a cercare una gravidanza. L’età è uno dei fattori chiave.
In realtà, la legge 40 che disciplina la fecondazione assistita, non ha fissato un limite d’età esplicito. Nel testo si dice solo che la donna deve essere in “età potenzialmente fertile”.
E allora, attenzione! Perché a ricerca attesta che il “fattore-tempo” incide anche sugli uomini, anche se in misura ridotta rispetto alle donne.
Infatti, il decorso del tempo comporta una riduzione sia della qualità sia della quantità degli spermatozoi. Alcune anomalie genetiche possono aumentare con l’età, anche nel caso degli uomini.
ETÀ MASSIMA PER LA PMA. LE DISPOSIZIONI REGIONALI
Stando alle indicazioni, desumibili dalla Conferenza delle Regioni, circa l’età di 43 anni, sia per le tecniche omologhe che eterologhe, esse sono da considerarsi approssimative e talvolta fuorvianti.
L’indirizzo sintetizza che ogni regione rimane, per legge, competente a determinare gli ambiti di applicazione e si auto-regolamenta con limiti d’età diversi.
Allora, provo, di seguito, a rappresentare in tabella, l’età massima di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), regione per regione ed il numero massimo di cicli previsti, sia per l’omologa che per l’eterologa.
Premetto che, i dati riportati sono aggiornati al dicembre del 2022 e soggetti a cambiamenti significativi, data la mutevolezza di decreti, regolamenti attuativi, circolari e delibere, di volta in volta, emanati da ciascuno degli organi regionali competenti in materia.
ETEROLOGA | OMOLOGA | CICLI | |
Età massima di accesso | N. di tentativi | ||
UMBRIA | 42 | 42 | 3 |
VALLE D’AOSTA | 46 | 43 | 3 |
MOLISE | 46 | 43 | 3 |
PUGLIA * | 43 | 43 | 3 |
CALABRIA | 43 | 43 | 3 |
SICILIA * | 43 | 43 | 3 |
FRIULI VENEZIA GIULIA | 43 | 43 | 3 |
PIEMONTE | 46 | 43 | 3 |
LIGURIA | 46 | 43 | 3 |
LAZIO | 46 | 43 | 3 |
BASILICATA | 46 | 43 | 3 |
LOMBARDIA | 46 | 43 | 3 |
TOSCANA | 46 | 43 | 4 |
BOLZANO (Provincia Autonoma) | 43 | 43 | 4 |
SARDEGNA * | 46 | 46 | 3 |
EMILIA ROMAGNA | 46 | 46 | 6 |
ABRUZZO | 46 | 46 | 6 |
MARCHE | 46 | 46 | 6 |
CAMPANIA | 46 | 46 | 6 |
VENETO | 50 | 50 | 6 |
* Si tratta di regioni che non includono tecniche di PMA (Omologhe ed Eterologhe) nei LEA.
L’elenco riporta le Regioni, e la Provincia Autonoma di Bolzano, in ordine crescente per età massima di accesso.
Sì che, in Umbria, le donne possono accedere alla fecondazione assistita fino all’età di 42 anni, sia che si tratti di omologa che di eterologa (tecnica di fecondazione in vitro con uno o entrambi i gameti provenienti da donatore esterno), con un massimo di tre cicli. Anche se nel febbraio 2023 è stata proposta l’estensione fino ai 46 anni, pur essendo, ad oggi, l’età massima di accesso alle procedure di procreazione assistita ancora invariata.
Mentre per Puglia, Calabria, Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano il limite di accesso alle tecniche di PMA, che siano omologhe o eterologhe, non varia, attestandosi a quota 43 anni e un massimo di 3 tentativi, ad esclusione della P.A. di Bolzano che si spinge fino ad un massimo di 4 cicli.
Per Valle d’Aosta, Molise, Piemonte, Liguria, Lazio, Basilicata, Toscana e Lombardia il limite di 43 anni, previsto per l’accesso a tecniche di fecondazione in vitro di tipo omologo, è portato a 46 per quelle che necessitano del ricorso a donatori (fecondazione eterologa), per un massimo di tre cicli, ad esclusione della Toscana che ne prevede 4 a carico del SSN.
Diverso è il caso invece della Sardegna, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche (oltre alla Campania che tratteremo in seguito) che hanno inteso assicurare un limite di età maggiore, a prescindere dal tipo di metodica, fissando a 46 anni il limite per poter accedere e a 6 il numero massimo di cicli, a carico del Sistema Sanitario Regionale. Fa eccezione la sola Sardegna che non assicura più di 3 tentativi.

Alcune regioni hanno ritenuto di dover ampliare i limiti di accesso alle procedure di PMA
Infine, chiude la classifica il Veneto che, con deliberazione della giunta regionale n. 904 del 28 giugno 2019 (Bur n. 76 del 16 luglio 2019), stabilisce il limite di età massimo per l’accesso alla PMA in 50 anni, che si tratti di omologa o eterologa, e per un numeri di cicli massimo pari a 6.
Fecondazione in vitro. L’età limite risponde ad una “Ratio”
Ma secondo quali motivazioni, alcune regioni, hanno ritenuto di dover ampliare i limiti di accesso alle procedure di procreazione assistita, nel caso della eterologa?
Il tutto non può che nascere dalla innegabile constatazione, suffragata da valutazioni dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità), che la tecnica, che prevede l’impiego di gameti esterni alla coppia, sia scelta per far fronte ad un’infertilità di tipo fisiologico. Prettamente correlata all’età della donna non, invece, ad un’infertilità di tipo patologico che sarebbe stata affrontata per il tramite di altre metodiche.
In ultimo conviene evidenziare che, alcuni pareri scientifici avvalorano l’opinione secondo cui, nel caso di fecondazione con donazione di gameti, l’età della donna, normalmente, potrebbe essere maggiore, qualora si tratti di donazione di ovociti. Mentre sarebbe minore nel caso in cui si faccia ricorso alla donazione di seme.
Ecco che, si arriva a contestare la ratio stessa del fissare un limite di età. A maggior ragione quando i limiti fissati sono diversi a seconda del tipo di tecnica.
L’età massima per la PMA in Campania. I LEA e l’approvazione delle Tariffe
Nella regione dove risiedo, la Campania, con Decreto n.21 del 4/02/19, si recepiscono i criteri di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita omologa ed eterologa.
Quindi, dal 2019, le coppie, con problemi di infertilità, possono rivolgersi al Servizio pubblico che garantisce l’accesso alle metodiche a tutte le donne fino al 46° anno di età e per un massimo di 6 cicli di trattamento. E, soprattutto, vengono definite, con Decreto, le condizioni di erogabilità previste dai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in vigore dallo scorso 2017.
Infatti, dal 2017, le procedure per la procreazione medicalmente assistita sono state inserite nei Lea. Il che, fin dall’inizio, avrebbe dovuto garantire un’erogazione egualitaria su tutto il territorio nazionale, ma così non è stato, almeno fino al 19 Aprile di quest’anno (2023).
Finora, la mancata approvazione delle tariffe ha peggiorato le disparità esistenti. Si che le Regioni prive di risorse economiche adeguate e strutture organizzate (in particolare quelle del Sud) non hanno potuto procedere all’attivazione dei criteri erogativi sanciti con i nuovi LEA.

Nel Decreto sono escluse le indagini diagnostiche preimpianto sull’embrione.
E l’impasse, anzi, si è aggravata, in quanto la mancata approvazione ha determinato la sospensione delle compensazioni, tra Regioni, per la mobilità interregionale. Fra qualche anno, sarà possibile valutare come questi enormi ritardi (sei lunghi anni di attesa) abbiano danneggiato tante coppie, già in età biologicamente avanzata, che erano in lista da tempo.
In ogni caso, il cosiddetto “decreto tariffe”, trasmesso, il 19 settembre 2022, alla Conferenza Stato-Regioni, è stato approvato.
Le nuove tariffe entreranno in vigore dal 1° gennaio 2024 per quanto concerne l’assistenza specialistica ambulatoriale e dal 1° aprile 2024 per quanto concerne l’assistenza protesica.
<Si innovano i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, introducendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo quelle obsolete… Ora è possibile la piena efficacia dei nuovi livelli essenziali di assistenza varati nel 2017.> Dichiara il Ministro Schillaci
L’attuazione del Decreto in questione, non solo dovrebbe garantire un sistema omogeneo, ma anche efficienza ed un alto livello di competenza.
Sembrerebbe permanere il solo problema delle lunghe liste di attesa dovuto ad un’eccessiva richiesta. A maggior ragione, per quelle regioni che hanno ampliato i limiti di accesso.
Ma in realtà non è proprio così.
Perché nel Decreto inviato lo scorso Settembre del 2022, mancano le indicazioni delle effettive coperture economiche per ogni fase del procedimento di procreazione medicalmente assistita.
E, inoltre, sono escluse dal documento le indagini diagnostiche preimpianto sull’embrione, prima del trasferimento in utero (un esame che può evitare il rischio di trasmettere al proprio figlio la malattia genetica di cui si è affetti o portatori), e non prevede rimborsi per i donatori di gameti.
Queste omissioni non sono da sottovalutare, in quanto potrebbero determinare un aggravamento della diseguaglianza, nell’accesso alle cure, tra regioni del Nord e del Sud Italia. Oltre che un aumento di fenomeni speculativi (cosiddetto “turismo procreativo” verso altri paesi UE).
INSEMINAZIONE ARTIFICIALE. FINO A CHE ETÀ NEL PRIVATO?
Per quanto riguarda i centri privati, come quello di cui faccio parte, ciascuna equipe specializzata non può che valutare la situazione individuale della coppia. Il cosiddetto “Quadro Clinico“.
Solo allora, dopo aver analizzato accuratamente i risultati degli esami, può consigliare il percorso più adatto a seconda delle necessità individuali.
Certamente la procedura di accesso alle tecniche, di qualsiasi livello, è più veloce ed efficace.
L’inizio della terapia, molto spesso, avviene in meno di tre mesi dalla prima visita o dal primo colloquio di inquadramento, valutazione e diagnosi.

Nei Centri privati ciascuna equipe specializzata valuta la situazione individuale.
In ogni caso, si fa riferimento:
- alla situazione personale di ogni coppia;
- alle condizioni di salute di entrambi i partner;
- allo stato fisico al momento della valutazione dell’accesso alle metodiche;
- alla presenza di eventuali patologie pregresse, attuali e potenziali;
- a tutti i fattori che possono intervenire in maniera sia positiva sia negativa su una futura gravidanza.
Una cosa è certa, la legislazione italiana continua a essere più restrittiva rispetto a quelle di altri paesi dell’Unione europea.
Continuiamo ad importare staminali embrionali per la ricerca dall’estero, perché è vietato farlo nel nostro paese.
Inoltre, oggi la fecondazione assistita per retaggi culturali o religiosi, oramai anacronistici, oltre che per pretese politiche della destra più conservatrice rimane accessibile, nel nostro paese, solo alle coppie unite in matrimonio o famiglie di fatto e non alle donne single o alle coppie omosessuali.
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