IN AUMENTO LE COPPIE CHE HANNO DECISO DI RICORRERE ALLA PMA
Le cosiddette “liste di attesa” oltre che le tempistiche di accesso alla PMA sono, senza dubbio, uno dei problemi principali per chi cerca di diventare genitore.
Alcune coppie racconteranno che il bambino è arrivato subito “…quasi senza che ci rendessimo davvero conto di cosa stavamo facendo!”.
Altri confesseranno al proprio figlio che c’è voluto un po’ di tempo, magari che stavano perdendo le speranze, quando alla fine è giunta la notizia tanto attesa
Le statistiche relative alla procreazione assistita nel nostro Paese, fornite dall’Istituto Superiore della Sanità, mostrano come gli italiani che decidono di intraprendere il percorso della PMA siano sempre più numerosi.
Le ragioni di questo trend positivo vanno ricercate nel superamento, nel corso del tempo, degli ostacoli legislativi che impedivano il ricorso ad alcune tecniche già diffuse in altri Paesi e per rispondere alla necessità di intervento richiesta per avviare una gravidanza assistita (ricorso sull’illegittimità della legge 40/2004).
PMA. TROPPE DIFFERENZE TRA NORD E SUD
Ancora oggi nel nostro Paese, alle coppie con problemi di infertilità non viene offerto un accesso omogeneo su tutto il territorio nazionale alle tecniche di PMA.
Ostacoli burocratici, mancato accesso alle tecnologie avanzate, lunghe liste d’attesa, sono problemi quotidiani con cui gli aspiranti genitori devono fare i conti, oggi più che mai, mentre il Paese è alle prese con la pandemia.
Rispetto alle attività dei centri di PMA in Italia, il Ministero della Salute pubblica periodicamente una relazione annuale. L’ultima, rilasciata a Dicembre 2020, evidenzia che nell’anno 2018 (ovvero quello di presentazione della relazione) sono nati più di 14 mila bimbi con tecniche assistite.
I centri che erogano prestazioni di PMA sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. I requisiti per accedere alle tecniche variano in base a procedure stabilite e deliberate da ogni singola regione.
Si conferma la tendenza secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati.
LISTE DI ATTESA PER L’ACCESSO ALLE TECNICHE DI FECONDAZIONE
Secondo alcuni ricercatori, ripercorrendo l’Italia da nord a sud i tempi di attesa crescono. Ebbene al Nord, la media per macroregione è di circa 3 mesi per la prima visita e di 5 mesi per l’esecuzione di una tecnica di PMA.
I tempi più brevi si riscontrano nella virtuosa Valle D’Aosta, con i suoi 2 mesi per accedere alla prima visita e nessuna attesa per le tecniche di PMA. Sempre al Nord i tempi più lunghi quelli del Veneto con i suoi 15 mesi di attesa e la Liguria con 12.
Al centro l’offerta più rapida proviene dall’Umbria, un mese per la prima visita, presso l’unico centro pubblico operante e sei mesi per accedere alle tecniche di PMA.
Nelle Marche, invece, un mese nel primo caso e 8 nel secondo.
I professionisti devono avvertire le coppie sulle difficoltà dei percorsi di PMA.
Per quanto riguarda il Sud invece si va dai 18 mesi della Sicilia (a fronte di un solo mese di attesa per ottenere una prima visita ginecologica per l’infertilità), passando per la Puglia dove, ottenuta una prenotazione nel giro di 2-3 mesi non è dato sapere quando si potrà accedere al primo trattamento dal momento che le coppie non hanno mai ricevuto risposta. Fino alla Calabria, dove entrambe le liste di attesa sono, del tutto, bloccate.
In Basilicata si attendono 2-3 mesi per effettuare la prima visita e 5 per iniziare l’iter.
In Abruzzo rispettivamente 2 e 7 mesi, in Campania 4 e 12.
PUBBLICO O PRIVATO. UNA SCELTA LIBERA?
È chiaro che i futuri genitori possono scegliere liberamente se affidarsi ad una struttura pubblica o privata.
Se si effettua l’accesso attraverso il SSN e quindi in forma pubblica, i tempi di attesa variano dai 3 mesi ai 2 anni (a seconda della regione di appartenenza) per il primo ciclo di trattamento.
Per prima cosa si effettua una visita conoscitiva in cui l’equipe medica valuterà l’eventuale ricorso alle tecniche. Una volta data l’indicazione è necessario un certificato di accesso che può essere compilato solo attraverso un centro pubblico.
Le tecniche di I livello (inseminazione intrauterina) non hanno lista d’attesa e possono iniziare quando i medici del centro ritengano che ci sia l’indicazione ad applicarle.
Per le complesse tecniche di II livello (fecondazione artificiale) c’è una lista d’attesa.
I casi candidati alla riproduzione assistita vengono discussi in una riunione di equipe, solo in caso di parere positivo la coppia viene inserita in lista d’attesa su un apposito registro.
La data in cui la coppia viene messa in lista è riportata sulla cartella elettronica e cartacea ambulatoriale della coppia.
NEL PRIVATO, DI FATTO, NON CI SONO LISTE DI ATTESA
In ambito privato, invece, i tempi sono legati alla disponibilità della struttura di accettare nuovi ricoveri, si abbreviano i tempi di attesa e quindi anche quelli di riuscita.
Di certo la procedura è più veloce ed efficace. Il tutto inizia in breve tempo: dalla prima visita o dal primo colloquio per inquadrare la situazione e formulare una diagnosi. I tempi, ovviamente, variano anche a seconda della metodica selezionata, alle condizioni di salute di entrambi i partner e a ogni esame aggiuntivo.
Va ricordato che, secondo la normativa vigente, ogni regione stabilisce autonomamente gli ambiti di applicazione e i regolamenti di accesso. Ad esempio, in Campania, regione in cui opero, le donne possono usufruire del trattamento fino al compimento del 46° anno di età e per massimo di 6 cicli.
Quindi, diventa palese come gli scenari possibili, in termini di successo o meno del trattamento, variano a seconda di molti fattori. Essi dipendono, essenzialmente, dalla metodica selezionata e dalle terapie farmacologiche piuttosto che dall’età biologica e dalla risposta di ogni organismo.
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