Gonadotropine e fertilità, un binomio “in auge” da quando il problema dell’infertilità interessa sempre più i partner maschili della coppia. Oggi l’uomo sterile si accorge della sua condizione dopo svariati anni e tentativi di concepimento falliti. Anche se si può parlare di infertilità, sia maschile che femminile, in assenza di concepimento per rapporti completi, mirati e non protetti, reiterata nell’arco di dodici mesi.
In realtà, secondo la SIAMS (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità) la definizione andrebbe rimodulata, distinguendo tra “sterilità” (ridotta casistica di situazioni in cui non c’è possibilità di rimedio alla condizione di infertilità) e “ipofertilità” o “subfertilità”, nei quali casi è possibile risolvere il problema con opportuni presidi.
La condizione di ipofertilità / infertilità è un problema che colpisce in egual misura uomini e donne e che, sulla base delle stime dell’Istituto Superiore della Sanità, coinvolge approssimativamente il 15% delle coppie.
Attualmente è dimostrato che il fattore maschile è presente in almeno il 50% dei casi. La situazione può essere tenuta sotto controllo: il primo passo consiste in un’accurata diagnosi, attraverso la quale sarà possibile impostare il piano terapeutico più adeguato a risolvere il problema.
Abbiamo numerose condizioni che possono determinare un mancato concepimento per inadeguato funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile.
Va ricordato che, per il genere maschile, lo spermatozoo deve affrontare, in relazione alle sue dimensioni, un viaggio di lunghezza non indifferente poiché deve essere in grado di risalire l’intero apparato riproduttivo femminile per raggiungere le tube di Falloppio. Qui avverrà la fecondazione dell’ovulo.
In alcuni casi all’origine del problema ci sono alterazioni delle secrezioni di ormoni. Più che sterilità maschile, queste alterazioni ormonali, potrebbero generare problematiche correlate se non tempestivamente identificate e adeguatamente curate.
GONADOTROPINE E INFERTILITÀ MASCHILE. CURE E RISVOLTI TERAPEUTICI
Le cause che determinano un’infertilità maschile possono essere molteplici, ed in alcuni casi, appare difficile determinare quale sia la ragione alla base di questa problematica.
Da un punto di vista generale è possibile distinguere fra cause pre-testicolari, testicolari e post-testicolari.
Nel primo caso rientrano le alterazioni agli organi che hanno la finalità di produrre gli ormoni diretti a regolare la funzionalità dei testicoli. Fra queste ipotesi, in particolare, vanno annoverate le alterazioni funzionali dell’ipofisi come quelle che comportano una ridotta produzione di un ormone che, che come vedremo in seguito, regola la produzione degli spermatozoi.
Nelle cause testicolari, invece, rientrano una molteplicità di patologie eterogenee dovute ad un inadeguato funzionamento dei testicoli.
Le cause post-testicolari, invece, racchiudono quei casi nei quali si verifica un ostacolo al passaggio dello sperma lungo i tratti dell’apparato riproduttivo maschile.
Gonadotropine e gli esami necessari ad una valutazione attendibile
Nella valutazione dello stato di fertilità dell’uomo è indispensabile un’anamnesi accurata, iniziando da una visita andrologica.
Questa prevede una raccolta completa della storia clinica, familiare, lavorativa e soprattutto andrologica e sessuale, insieme ad un accurato esame obiettivo generale e dei genitali, con particolare attenzione ai testicoli.
Tra gli esami diagnostici fondamentali, il primo è l’esame del liquido seminale o spermiogramma.
La diagnostica ormonale prevede anche il dosaggio di alcuni ormoni, le Gonadotropine.
LE GONADOTROPINE. I REGOLATORI DELLA FERTILITÀ
Le Gonadotropine sono ormoni prodotti naturalmente dall’organismo, sia maschile che femminile, con lo scopo di promuovere la regolare fertilità.
Le Gonadotropine più conosciute sono due, chiamate rispettivamente FSH (ormone follicolo stimolante) e LH (ormone luteinizzante), entrambe prodotte dalla porzione anteriore dell’ipofisi, una ghiandola endocrina localizzata alla base del cranio.
L’ormone FSH, nell’uomo, agisce regolando il corretto funzionamento delle gonadi, comunemente chiamati testicoli, stimola la spermatogenesi, un processo che porta alla formazione e alla maturazione nemaspermi (termine scientifico per identificare gli spermatozoi).
Per quanto riguarda l’ormone LH, nell’uomo agisce stimolando la produzione di ormoni steroidei nel testicolo come il testosterone e contribuisce all’acquisizione dei caratteri sessuali secondari (barba, baffi, peli, tono della voce).
Terapie ormonali per la Spermatogenesi
Abbiamo detto che l’infertilità nell’uomo può derivare da disturbi dei testicoli stessi o da un’anomalia che colpisce altri sistemi ormonali tra cui ipotalamo, ipofisi e tiroide.
Nel caso dell’ipogonadismo ipogonadotropo, che è una condizione caratterizzata da un’insufficiente produzione di ormoni sessuali, di cui il principale è il testosterone, si somministrano ormoni o gonadotropine, farmaci che stimolano la produzione di gonadotropine e questo determina una ripresa della normale spermatogenesi.
Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato opinioni in merito all’utilizzo delle gonadotropine nell’approccio farmacologico all’infertilità di coppia.
Di solito dopo 6-9 mesi di sostituzione farmacologica degli ormoni, che regolano l’apparato riproduttivo maschile, i livelli di testosterone nel sangue e la produzione degli spermatozoi tornano normali.
Inoltre, i soggetti che si sottopongono a terapia sostitutiva con testosterone spesso riferiscono un aumento dei livelli di energia, libido e benessere.
La produzione giornaliera di testosterone nell’uomo, raggiunti i 30 anni, tende a diminuire annualmente dell’1%. Negli uomini adulti, dopo i 18 anni, la produzione media va dai 240 ai 950 ng/dl.
Negli uomini farmaci a base di questi ormoni hanno dimostrato grande efficacia per curare in maniera del tutto “fisiologica” patologie come l’ipogonadismo e ripristinare la fertilità.
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