CHE COS’È IL PRP E A COSA SERVE
Il concetto di ringiovanimento ovarico si fonda sul principio del PRP (plasma ricco di piastrine).
Forse non tutti sanno che nel sangue circolano sostanze riparatrici pronte ad intervenire in presenza di ferite. Sono le piastrine, le quali rigenerano in poco tempo pelle e tessuti.
E allora, perché non utilizzarle in forma concentrata per stimolare, in modo biologico, i processi riparativi?

Le piastrine possono essere utilizzate in forma concentrata per stimolare processi biologici.
Quando parliamo di PRP ci riferiamo ad un campione del proprio plasma sanguigno, arricchito di piastrine autologhe (cioè provenienti dallo stesso organismo) e trasformato in una potente medicina, utile per combattere molti problemi.
È ottenuto mediante la centrifugazione del sangue ed è caratterizzato dalla forte concentrazione di fattori di crescita, ovvero proteine capaci di stimolare la proliferazione e la differenziazione cellulare.
La sua capacità di stimolare la rigenerazione dei tessuti lo rende il fondamento di numerose metodiche in campo medico, soprattutto nella chirurgia plastica o rigenerativa. L’efficacia dell’applicazione del PRP è un tema piuttosto controverso, ed è stato oggetto di dibattito in determinati campi d’azione.
RINGIOVANIMENTO OVARICO. PRP A SUPPORTO DELLA FERTILITÀ
Oggi la medicina rigenerativa sta rapidamente cambiando le modalità di approccio a determinate patologie e, in particolare, è stato ormai chiaramente stabilito che le piastrine sono ricche di diversi fattori di crescita. Sono prodotte, naturalmente, nel sangue e sono in grado di stimolare ed attivare le funzioni di diverse cellule.

La centrifugazione del sangue stimola la proliferazione e la differenziazione cellulare.
Occorre sottolineare che il ringiovanimento ovarico non è ancora una realtà completa e le iniziative, ad oggi intraprese, si trovano ancora in fase sperimentale, il che rende tale procedura ancora invasiva e rischiosa.
Tuttavia, sebbene l’utilità del PRP, nell’ambito della fecondazione assistita, risulti ancora residuale, rimane una possibile strategia terapeutica che merita un adeguato approfondimento.
Ogni donna dispone di una riserva ovarica, ossia un patrimonio ovocitario, presente fin dalla nascita, che dalla prima mestruazione al momento della menopausa porterà a generare una cellula uovo disponibile ad essere fecondata.
Il numero dei follicoli, inevitabilmente, varia e diminuisce, man mano, con l’inizio della menopausa, fino a deteriorarsi a livello strutturale.
QUANDO CONSIGLIARE QUESTA METODICA?
Una bassa riserva ovarica diventa fisiologica dopo i 40 anni ma può caratterizzare anche donne più giovani.

Una bassa riserva ovarica diventa fisiologica dopo i 40 anni ma anche in donne più giovani.
È in questi casi che ci si è posti l’obiettivo del ringiovanimento ovarico, attraverso quella procedura che dovrebbe poter favorire la formazione naturale di nuovi ovociti nelle ovaie.
Ad ogni modo, anche se la rigenerazione ovarica fosse fattibile, risulterebbe comunque poco significativa per il mantenimento della fertilità e della funzione endocrinologica deteriorate dall’inesorabile trascorrere del tempo.
Quindi fermare il decadimento ovarico per programmare una fecondazione assistita con maggiori probabilità di successo dopo uno specifico trattamento di riattivazione ovarica rimane, alla luce dei risultati riscontrati, ancora un’utopia.

Fermare il decadimento ovarico rimane, alla luce dei risultati riscontrati, ancora un’utopia.
Dal punto di vista scientifico deve essere considerata un primo passo verso nuove possibilità di realizzare il sogno di maternità anche per le donne che, diversamente, non potrebbero più sperare in una gravidanza con i propri ovociti, il che ridurrebbe il ricorso ad ovociti donati, aspetto estremamente importante dal punto di vista psicologico.
LE FASI DEL PROCESSO DI RIVITALIZZAZIONE
Il ringiovanimento ovarico è una procedura di PMA che può essere realizzata con differenti opzioni terapeutiche. Persegue lo scopo di favorire, attraverso l’aumento della quantità di follicoli, la risposta ovarica al trattamento ormonale della fecondazione.
Solitamente il processo inizia con dei colloqui preliminari con un medico specialista, il quale, dopo un’attenta anamnesi, richiede alcuni esami (ecografia, esami del sangue).

Globuli bianchi e piastrine vengono separati dai globuli rossi e dal siero.
Dopo un’accurata indagine si procede con procedura di PRP: che viene eseguita in due stadi.
Come prima cosa si prepara il concentrato di piastrine (PRP), questo si fa tramite un prelievo di sangue fino ad acquisirne la giusta quantità, poi globuli bianchi e piastrine vengono separati dai globuli rossi e dal siero con l’uso di centrifugazione. Questa fase dura meno di un’ora.

La rivitalizzazione vera e propria consiste nell’iniezione del preparato direttamente nelle ovaie.
La fase successiva è la rivitalizzazione vera e propria che consiste nell’iniezione del preparato, tramite una tecnica ad ultrasuoni, via transvaginale, direttamente nelle ovaie.
Le cellule staminali possono, sotto il corretto stimolo biologico, trasformarsi in qualsiasi tipo di cellula del corpo umano, comprese le uova.
La tecnica è guidata, in sedazione, e visto che si tratta dello stesso sangue della paziente, non ci sono controindicazioni o rischi di trasmissione via ematica di virus come l’epatite o l’HIV.
COME SAPERE SE È AVVENUTO IL RINGIOVANIMENTO OVARICO
Ad oggi, alle pazienti cui è diagnosticata una menopausa precoce o una bassa riserva ovarica viene proposta, quale metodica prevalente, l’ovodonazione.
Si tratta della tecnica che garantisce le maggiori percentuali di successo, in quanto si utilizzano ovociti donati da donne in ottimo stato di salute biologica e di giovane età.
La tendenza all’uso delle metodiche che prevedono il ringiovanimento ovarico, pur non supportata da evidenze scientifiche, dona speranze o forse, oggi, solo illusioni, pur candidandosi a modificare il panorama della fecondazione in vitro.

Una procedura che si candida a modificare il panorama della fecondazione in vitro.
Ovvio che questa tecnica non sarebbe comunque idonea a tutte le pazienti, ma dovrebbe essere consigliata laddove si possano registrare benefici concreti.
In ogni caso va valutato caso per caso e complessivamente l’intera situazione clinica delle pazienti.
Inoltre, pur considerando plausibile una riattivazione ovarica, dovuta all’attivazione dei follicoli dormienti, non è detto che ciò conduca automaticamente alla gravidanza, in quanto possono sopraggiungere altri fattori che potrebbero interferire con il concepimento naturale.
L’OSSERVAZIONE. MODALITÀ E TEMPISTICHE
L’intero processo prevede da 3 a 6 mesi di osservazione, la trasformazione dei tessuti richiede tempo ed ogni persona è un mondo a sè.
Prima di programmare un percorso di PMA, vanno monitorati i risultati nel tempo e va tenuto conto di alcuni elementi.
Prima di tutto andrebbe osservata, attraverso un’ecografia di controllo, la presenza di follicoli nei primi 5 giorni del ciclo e lo sviluppo di un follicolo evolutivo ovulatorio intorno al 10° giorno del ciclo.
La paziente stessa, attraverso sensazioni soggettive, percepirebbe una ripresa dell’attività ovarica e la possibilità di individuare il periodo ovulatorio attraverso la produzione di muco cervico-vaginale.

Per valutare i risultati occorre monitorare dai tre ai sei mesi una serie di parametri biologici.
Poi occorrerebbe dosare i livelli nel sangue di AMH (indice dell’ormone antimulleriano), FSH, LH (entrambi regolarizzatori della funzione delle ovaie) e dell’estradiolo, (prodotto in quantità superiori durante il periodo fertile). Ormoni da controllare ad intervalli mensili in donne che non hanno le mestruazioni, e durante il flusso mestruale, nelle donne mestruate, per un periodo di tre mesi.
Se i livelli di AMH dovessero aumentare e, contestualmente, dovessimo osservare una diminuzione di FSH ed estradiolo, saremmo di fronte al raggiungimento dell’obiettivo del ringiovanimento ovarico.
Ma, sempre considerando che, la vera dimostrazione del successo di un trattamento come questo, risiede nella ripresa di funzionalità delle ovaie. Il che presuppone una produzione adeguata di follicoli che, senza questa tecnica, non sarebbero mai arrivati a maturazione.

La ripresa della funzionalità ovarica e la produzione di follicoli.
Una cosa è certa. Negli ultimi anni, grazie anche al progresso tecnico in materia, sono stati prodotti numerosi studi scientifici discordanti circa l’efficacia dell’applicazione del PRP che rimane, tuttavia, un mezzo per cercare di cambiare l’impatto dell’età nel processo riproduttivo.
Auguriamoci che la scienza possa raggiungere presto risultati evidenti così che le aspettative di tante donne non risultino disattese.
_________________________
Per una consulenza personalizzata, puoi prenotare un incontro al 328.9636853,
contattarmi all’e-mail: info@chiaragranato.it oppure richiedere maggiori informazioni compilando il form di contatto.
Per partecipare alla “Fertility Pills”, gratuitamente, scopri le date su: www.fecondazione-avellino.it