Esiste un numero sempre maggiore di condizioni in cui il ricorso a tecniche di crioconservazione potrebbe rappresentare la sola opzione terapeutica.
Oltre ai casi oncologici, bisogna considerare ulteriori campi di applicazione: esistono infatti numerose condizioni patologiche in cui si assiste a un progressivo peggioramento delle capacità riproduttive in entrambi i sessi.
Negli uomini ci sono patologie che necessitano di terapie farmacologiche tali da indurre danni alla spermatogenesi. È anche possibile che si renda necessario il ricorso a interventi chirurgici uro-genitali lesivi per la funzione eiaculatoria.
Alcuni pazienti, invece, mostrano un severo e progressivo peggioramento della qualità del seme, che può essere correlato a particolari attività professionali, che comportano una prolungata esposizione a sostanze tossiche per la gametogenesi o a modificazione dei parametri ormonali.
Anche per le donne possono sussistere numerose condizioni patologiche che compromettono la fertilità. È il caso dell’endometriosi severa, le malattie autoimmuni, l’esaurimento ovarico precoce, in cui la capacità delle gonadi di produrre ovociti è fortemente compromessa.
Oltre che in queste condizioni, la crioconservazione può essere utile per ridurre i rischi di iperstimolazione ovarica, che può insorgere durante l’applicazione dei protocolli terapeutici usati nella fecondazione assistita per indurre la crescita follicolare multipla.
Se in corso di terapia dovessero verificarsi le condizioni di rischio per tale patologia, è consigliabile evitare ulteriori cicli di stimolazione ormonale, prelevando tutti i gameti prodotti e precedendo con la crioconservazione di quelli non impiegati nel corso dello stesso ciclo.
Infine, oggi sempre più spesso le donne manifestano il desiderio di rimandare la maternità per ragioni “sociali” (carriera) o per mancanza di un partner. In tal caso procedere alla crioconservazione dei gameti prima dei 35 anni potrebbe rappresentare la sola possibilità di preservare la riproduzione.