Si sente parlare, da anni, di cellule staminali del sangue e del cordone ombelicale e della loro importanza per la salute futura del bambino e di tutta la famiglia. “Conservare le staminali è una sorta di assicurazione biologica per il futuro” proclamano gli istituti privati esteri. Certo, non è detto che serviranno (e ovviamente non se lo augura nessuno), ma, sta di fatto, in caso di alcune patologie potrebbero essere molto utili, se non risolutive. Perché, talvolta, trovare donatori compatibili può essere piuttosto complicato.
Da anni, l’utilizzo delle staminali cordonali è al centro del dibattito scientifico.
Sicuramente, le nuove tecnologie, e le attuali risorse della medicina rigenerativa, fanno intravedere la possibilità di intervenire, non solo sulle malattie legate all’invecchiamento, ma anche sul cancro e le malattie genetiche come il diabete. Patologie, spesso, mortali che colpiscono a tutte le età.
Sono più che promettenti i risultati che vengono dalla ricerca e dalla sperimentazione a livello clinico delle cellule staminali, anche relativamente ad altri campi di intervento.
Parliamo di cellule “primitive” contenute nel sangue del cordone ombelicale prelevabili e conservabili solo dopo il parto. Si tratta di cellule uniche, che possono trasformarsi in sangue e costituire la terapia, ad oggi, per più di 84 malattie. Grazie alle loro specificità, presentano caratteristiche geniche, che identiche cellule prelevate da altre fonti non hanno, e compatibilità più diffusa, per cui, se trapiantate, garantiscono minori possibilità di rigetto.
CONSERVAZIONE DEL CORDONE OMBELICALE. L’IMPORTANZA DELLE CELLULE STAMINALI
In passato, dopo il parto, era molto comune gettar via, come se fosse un rifiuto, il cordone ombelicale. Conservare il funicolo invece è molto importante.
Infatti, oggi, rappresenta una risorsa di indiscutibile utilità. E, per dovere di cronaca, dal 1989 il sangue del cordone ombelicale viene usato nel trattamento di alcuni tipi di malattie pediatriche del sangue. E la ricerca di suoi possibili utilizzi nel trattamento degli adulti sta facendo, da decenni, enormi progressi.
Nel corso degli ultimi anni, fra i vari tessuti da cui è possibile raccogliere cellule staminali, come ad esempio il midollo osseo e il tessuto adiposo, il sangue del cordone ombelicale (o sangue cordonale) è quello che ha prodotto i risultati migliori.
Al suo interno, infatti, è presente una popolazione eterogenea di cellule staminali, definite nel loro insieme come cellule staminali cordonali. Queste cellule, del cordone ombelicale, sono cellule progenitrici multipotenti indifferenziate, capaci di rigenerarsi autonomamente per numerosi cicli replicativi.
Dal punto di vista dell’applicazione clinica, di grande rilevanza sono le capacità differenziative evidenziate. Queste unità biologiche, essendo infatti capaci di originare diversi tipi di cellule (ad esempio quelle che compongono il tessuto cartilagineo, adiposo, osseo, nervoso ma anche i vasi sanguigni), risultano particolarmente promettenti nel campo della medicina rigenerativa.
Ci si riferisce a quel ramo della medicina moderna il cui scopo è quello di rigenerare tessuti, organi danneggiati, piuttosto che sostituirli con il trapianto.
Le cellule staminali presentano rilevanti caratteristiche immunomodulatorie e antinfiammatorie che ne caratterizzano la loro peculiare semplicità immunologica. Non solo meno “rigettabili” dal sistema immunitario, ma anche in grado di spegnere le reazioni infiammatorie, anche grazie al rilascio di fattori solubili quali ad esempio prostaglandina E2 ed Interleuchina 6.
Immaginiamo microscopici mattoncini di ricambio del nostro corpo, in grado di moltiplicarsi all’infinito generando cellule identiche a sé stesse (autoriproduzione), oppure cellule specifiche di organi e tessuti (specializzazione) quali ad esempio, le cellule delle ossa, del cervello, del pancreas, del fegato.
Le principali categorie di cellule staminali sono: embrionali, cordonali e adulte (o somatiche).
Le cellule staminali “embrionali” sono ottenute dall’embrione e sono cellule totipotenti, cioè capaci di generare tutti i tipi di cellule. Il loro utilizzo, tuttavia, comporta complesse derive di tipo etico perché la loro estrazione può provocare danni all’embrione.
A differenza di queste ultime, le cellule staminali del cordone ombelicale, e quelle adulte, non importano problemi etici, sono multipotenti e presenti nell’organismo umano già formato.
Nel sangue cordonale, dunque, sono presenti più tipi di cellule staminali:
- simil-embrionali: possono virtualmente originare qualsiasi organo o tessuto;
- mesenchimali: originano tessuto cartilagineo, adiposo, osseo e a seguito di opportuni stimoli possono generare anche cellule nervose, cardiache e di altri organi/tessuti;
- ematopoietiche: possono generare tutte le altre cellule del sangue, incluse le cellule del sistema immunitario;
- progenitrici endoteliali: sono in grado di formare vasi sanguigni e tessuti endoteliali.
Il motivo per cui, nella pratica, si è sempre più orientati verso la raccolta di cellule dal sangue cordonale sta nel tipo di procedura. Le procedure per prelevare le cellule staminali adulte da un individuo sono, spesso, invasive e traumatiche. Senza considerare che tutte le fonti di staminali adulte ne consentono una raccolta esigua.
Dal cordone ombelicale è, invece, possibile estrarre quantità abbondanti di staminali, di “qualità” superiore con un prelievo indolore, veloce e sicuro. Tant’è che il Ministero della Salute Italiano ne riconosce l’utilità per il trapianto e fornisce, in dettaglio, un elenco delle malattie trattabili.
Le proprietà terapeutiche delle staminali. I progressi scientifici
Le cellule staminali offrono la possibilità di intervenire, efficacemente, nel trattamento di gravi malattie ematologiche, immunologiche, genetiche, metaboliche e oncologiche.
Eppure, oggi, circa il 90% del sangue cordonale viene gettato dopo la nascita. La principale causa è la disinformazione.
Troppo pochi sono a conoscenza degli enormi progressi in campo medico, e delle ricerche scientifiche in atto, circa le proprietà terapeutiche delle cellule staminali. Il numero di patologie trattabili dall’impiego di cellule staminali è in notevole aumento e il numero di pazienti curati con trapianti di cellule staminali è triplicato, negli ultimi anni.
L’impegno costante della comunità scientifica ha, non solo, portato ad un aumento dell’ambito di utilizzo terapeutico, ma volge ad ulteriori sviluppi che attribuiscono ad esse il valore di grande speranza clinica. Sviluppi e progressi scientifici, sempre più tangibili, che permetteranno, in futuro, di migliorare la qualità della vita di pazienti con malattie croniche e aumentarne le aspettative di vita.
In ogni caso, nonostante la disinformazione, sono sempre più numerose le famiglie che scelgono di conservare le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale e quelle del tessuto del tratto anatomico del cordone.
Conservare le cellule staminali del proprio figlio conviene perché:
- Il prelievo delle cellule è indolore, rapido e soprattutto non provoca rischi né alla madre né al figlio;
- Dal cordone è possibile prelevare cellule giovani e vitali, tenute al riparo per nove mesi e non ancora intaccate da fattori esterni;
- L’utilizzo è versatile perché si tratta di cellule ancora indifferenziate, non perfettamente definite e quindi più adattabili rispetto a quelle di un adulto;
- Hanno una capacità rigenerativa inversamente proporzionale alla probabilità di utilizzo.
La conservazione può avvenire presso una banca di cellule staminali pubblica o privata ma possono anche essere messe a disposizione per la ricerca scientifica.
MA COME AVVIENE LA CONSERVAZIONE DELLE CELLULE STAMINALI?
La raccolta del sangue cordonale è una manovra semplice, che viene effettuata dopo la nascita del bambino e del taglio del cordone e quindi non comporta nessun rischio né per la madre né per il neonato.
Il sangue cordonale è prelevato soltanto se in sala parto possono essere assicurati i massimi livelli assistenziali per la mamma e per il neonato. Così assicura il sito internet ufficiale del Ministero della Salute italiano.
Lo stesso sito precisa che la comunità scientifica sconsiglia il prelievo del sangue del cordone nei parti prematuri prima della 37° settimana (per tutelare la salute del neonato al maggior rischio di anemia e riduzione delle riserve di ferro).
L’OMS, Organizzazione mondiale della sanità, raccomanda di aspettare sempre, anche sui nati a termine, almeno da uno a tre minuti prima di eseguire il clampaggio. Ma spesso e volentieri il cordone viene chiuso prima per raccogliere la quantità idonea di sangue neonatale (circa 120 millilitri in media, un terzo del sangue del piccolo).
Il clampaggio immediato aumenta la mortalità nei nati pre-termine, determinando maggior rischio di emorragie cerebrali. Questo, in particolare, perché i vasi sanguigni non sono ancora del tutto formati.
Con la chiusura del cordone eseguita dopo tre minuti dalla nascita, anziché subito, ai neonati si assicura il corretto recupero in termini di emoglobina. Questo sia nel parto naturale che nel cesareo.
Il prelievo avviene al termine del parto, quando ormai il cordone ombelicale è stato reciso e la mamma ed il bimbo hanno ricevuto le opportune cure. Un’operazione sicura ed indolore.
Il sangue viene raccolto dall’ostetrica in apposita sacca sterile e immediatamente recapitato alla banca per le analisi, la tipizzazione HLA e la crioconservazione in speciali contenitori di azoto liquido a -190°.
Dal prelievo si ottiene una quantità di circa un decimo di litro.
Dopo il parto, la mamma che ha conservato il sangue placentare, sarà sottoposta ad un prelievo venoso per escludere la presenza di malattie. Prelievo che sarà ripetuto dopo sei mesi. Prima dell’avvio delle procedure, infatti, la mamma deve sottoscrivere il modulo di consenso che implica anche la sua disponibilità a sottoporsi ai controlli successivi.
Leggi, principi e normative sulla conservazione delle cellule staminali
Le cellule staminali sono un dono della natura che non va sprecato.
Ecco perché la conservazione delle cellule staminali del sangue cordonale è legittimata dal Dlgs del 18 novembre 2009 che consente anche la conservazione privata attraverso un’autorizzazione rilasciata dalla Direzione Sanitaria dell’Ospedale presso cui avverrà il parto.
I riferimenti scientifici ripresi nelle normative e nei vari accordi fra Stati sono:
Nel nostro paese la legge fondamentale in materia è la Legge 21 Ottobre 2005 n. 219 che, disciplinando l’attività trasfusionale, regola nel suo ambito anche il prelievo di cellule staminali “emopoietiche” da cordone ombelicale.
Il principio cardine su cui si basa la normativa nazionale è che il sangue non è fonte di profitto. Ecco perché si utilizza il termine “Donazione”, istituto più idoneo a rappresentare lo spirito solidaristico-altruistico, connotato essenziale della Legge.
Spirito solidaristico-altruistico che è, infatti, consacrato all’art. 3. Esso riporta, espressamente, il concetto di “donazione di cellule staminali emopoietiche da cordone ombelicale per uso allogenico solidaristico“, dichiarando che, la donazione del sangue da cordone ombelicale è un gesto volontario e gratuito al quale ogni donna può dare il proprio assenso informato, al momento del parto.
La legge richiede che il prelievo delle cellule staminali da cordone ombelicale debba essere effettuato in persone di almeno diciotto anni di età, previa espressione del consenso informato e verifica dell’idoneità fisica. Mentre per le partorienti di età inferiore ai diciotto anni, il consenso deve essere espresso dagli esercenti la potestà genitoriale. In mancanza, dal Tutore o dal Giudice Tutelare, anche in tal caso previa espressione del consenso informato.
Merita considerazione la legge della Regione Campania, regione in cui opero, del 3 Febbraio 2009 n. 3, che, nel promuovere ed incrementare la donazione del cordone ombelicale, attiva interventi diretti (art. 2) alla promozione di una campagna informativa di sensibilizzazione alla donazione di cordone ombelicale ed alla erogazione di contributi alle aziende sanitarie regionali per l’acquisto di frigo-emoteche e di attrezzature necessarie alla raccolta e conservazione del cordone ombelicale.
Avvalendosi, inoltre, delle associazioni di volontariato per la divulgazione del materiale informativo e divulgativo della campagna di sensibilizzazione presso farmacie, medici di base, ambulatori ginecologici e consultori, e sottolineando che i costi della riproduzione e distribuzione di tale materiale sono a carico della Regione.
Istituti pubblici e privati per la conservazione. Differenze e interrogativi
La donazione del sangue cordonale è un atto solidale e libero.
Ma è indispensabile che i genitori ricevano tutte le informazioni corrette e aggiornate sull’argomento. In questo modo potranno decidere in piena serenità e consapevolezza.
La raccolta per la conservazione privata può essere fatta in tutti gli ospedali sia pubblici che privati.
Secondo le attuali normative, nel nostro Paese, una mamma che partorisce, e decide di effettuare il prelievo delle cellule staminali del cordone, ha due possibilità di scelta:
- la prima è quella di una donazione alla collettività presso una struttura pubblica;
- la seconda è la raccolta e conservazione (che avviene all’estero) a pagamento per proprio conto.
La scelta di donare il sangue cordonale a una banca pubblica significa metterlo a disposizione di un circuito internazionale.
Chiunque dovesse aver bisogno di cellule staminali e fosse compatibile con quelle prelevate dal nostro sangue cordonale potrebbe usufruirne liberamente.
Nonostante la donazione, se nostro figlio o un nostro familiare avesse qualche problema di salute per cui dovesse aver bisogno delle sue stesse cellule staminali prelevate, potrebbe avere la possibilità di utilizzarle.
Inoltre, la normativa nazionale consente anche la conservazione delle cellule staminali da sangue cordonale per uso autologo-dedicato al neonato o ad un consanguineo, presso le banche di sangue placentare esistenti sul territorio nazionale, ma solo in alcuni casi:
- quando il nascituro o un suo consanguineo presenti, o al momento del parto o in epoca pregressa, una patologia per la quale il trapianto di cellule staminali emopoietiche sia clinicamente validato;
- o quando nella famiglia ci sia il rischio di una malattia geneticamente trasmissibile a futuri figli per la quale il trapianto possa essere considerata pratica scientificamente appropriata.
Se, invece, decidessimo di conservarlo, per uso autologo, il sangue cordonale e le cellule staminali in esso contenute sarebbero conservate esclusivamente per un uso dedicato al nostro bambino o ad un nostro familiare. Oggi, però, il bancaggio di sangue cordonale per uso familiare è per lo più gestito dal settore privato.
Certo, conservarle, per uso autologo in apposite biobanche, vuol dire avere un’assicurazione biologica sulla vita per tutta la famiglia, perché compatibili al 100% con il bambino e altamente compatibili con papà, mamma e fratellini. Quindi, in caso di necessità non si dovrà cercare un donatore compatibile.
E, almeno stando alle assicurazioni degli intermediari, nelle biobanche sono accuratamente conservate in modo tale da essere subito disponibili in caso di necessità (senza alcuna lista d’attesa).
Dunque, conservare cordone ombelicale e insieme le cellule staminali che contiene, vuol dire concedere al proprio figlio l’opportunità di scegliere da adulto cosa farne.
Eppure, le Banche private, pur conservando staminali all’estero, avendo esse stesse sede all’estero, si appoggiano a centri di raccolta nazionali. La raccolta può, infatti, essere eseguita in qualsiasi ospedale (privato o pubblico) e avviene mediante un kit spedito alla famiglia dalla banca, contenente il materiale per la raccolta e le informazioni necessarie al prelievo, da effettuarsi ad opera del personale incaricato.
Questi istituti conserveranno, a pagamento e a partire da duemila euro in su (in alcuni casi si superano i €5.000,00), le cellule. Cordone ombelicale e sangue cordonale saranno conservati per decine di anni, a completa discrezione della famiglia richiedente, assicurandosi, così, l’uso per gli anni a venire. O, almeno, fino a quando, in futuro potranno essere messi a punto dei protocolli per cure e terapie da effettuarsi con le proprie cellule staminali (trapianto autologo).
Rimangono, tuttavia, ancora aperte tematiche di natura etica e regolatoria. Sulla reale titolarità e sul diritto, dei tutori di un minore, di venderle, cederle, utilizzarle o soltanto custodirle fino al raggiungimento dell’età adulta.
Ed emergono dubbi anche sugli standard qualitativi relativi al volume e al numero di cellule conservate. Secondo il parere espresso dal Collegio dei ginecologi e ostetrici americani (Acog), ad esempio, le banche private, non essendo soggette agli stessi meccanismi regolatori delle banche pubbliche, potrebbero conservare campioni di sangue cordonale che non soddisfano gli standard previsti che, quindi, potrebbero rivelarsi non adatti al trapianto.
Si aggiungono, infine, anche dubbi sull’affidabilità degli organismi privati. Trattandosi di un contratto che la famiglia stipula con un istituto estero, ci si porrebbe interrogativi sulle garanzie per la famiglia. A maggior ragione nei casi di fallimento della banca o nel caso di acquisizione da parte di altri istituti.
Interrogativi, questi, che non giovano, non solo alla pratica della conservazione delle staminali per uso autologo, ma che sviliscono le stesse campagne informative volte alla donazione consapevole.
Una cosa è certa, la politica sanitaria italiana, ha stanziato una notevole quantità di risorse, permettendo così la creazione di una rete di diciotto banche pubbliche coordinate dal Centro Nazionale Sangue in cooperazione con il Centro Nazionale Trapianti.
Una percentuale rilevante se si pensa che al mondo ne esistono solamente 50. Così, nell’ipotesi che il patrimonio mondiale dovesse svilupparsi rapidamente sarà possibile garantire, almeno per l’ottanta per cento dei pazienti, una donazione compatibile.
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