CHE COS’È LA ICSI?
L’Iniezione Intracitoplasmica dello Sperma (ICSI) è una tecnica di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) che utilizza l’inseminazione in vitro.
Nello specifico la tecnica prevede che un singolo spermatozoo venga iniettato attraverso la zona pellucida all’interno dell’ovocita.
Una volta fecondato l’ovocita, l’embrione che si sviluppa viene trasferito in utero.
La Icsi è indicata in pazienti con un basso numero di spermatozoi nell’eiaculato oppure, nel caso di completa assenza di spermatozoi (azoospermia), previo recupero del seme direttamente dal testicolo.
I CRITERI DI VALUTAZIONE DEL SUCCESSO
Dichiarare con precisione quali siano le percentuali di successo della ICSI, ad oggi, non è realmente possibile.
Mancano criteri di valutazione omogenei e manca una certificazione europea.
Inoltre, ad oggi, la veridicità delle comunicazioni sui risultati di un Centro di PMA attiene soltanto alla sfera della propria coscienza, non essendoci un organismo da cui si possa essere smentiti.
QUALI SONO LE PERCENTUALI DI SUCCESSO?
Definire le percentuali di successo della ICSI è, come anticipato, alquanto fuorviante. A maggior ragione, alla luce della mancanza di un sistema obiettivo che, attraverso requisiti omogenei di valutazione, porti ad una certificazione europea.
Partendo, dunque, da queste premesse possiamo fare alcune considerazioni sui fattori che facilitano o meno il successo della ICSI.
Il problema dell’infertilità riguarda sia la donna che l’uomo al 50% e posso dire con certezza che la riuscita di una ICSI, come peraltro qualsiasi altra tecnica di II° livello, è fortemente influenzata dall’età delle pazienti che si sottopongono a tale metodica.
Quindi, il ritardo con cui si programma il concepimento è la principale causa dell’aumento della sterilità.
L’ETÀ EVOLUTIVA E IL CONCEPIMENTO
A volte la scelta di rinviare il momento del concepimento è volontaria, magari per l’impossibilità di gestire un bambino in presenza di precarietà lavorativa, difficili condizioni familiari pregresse, l’assenza o le insicurezze sulla stabilità del rapporto di coppia.
Su questa scelta incidono, spesso, anche le mutate abitudini socio-culturali che portano alla creazione di una famiglia molto più tardi come la ricerca di gratificazioni professionali, per la fine del percorso di studi e la ricerca di un’occupazione sempre più ardua.
In altri casi, il rinvio del concepimento è stato involontario e reso necessario da fattori contingenti.
Pensiamo, ad esempio, al sopraggiungere di patologie, legate alla mancanza di prevenzione, ad un’alimentazione disordinata o all’esposizione continua ad inquinamento ambientale in ambienti di lavoro malsani.
Questo quadro, tracciato in maniera esemplificativa, attesta che l’età media in cui le coppie oggi programmano di formare una famiglia è cresciuta di circa dieci anni.
L’ETÀ. ELEMENTO FONDAMENTALE PER IL SUCCESSO
Nel quadro che abbiamo descritto, ci viene in soccorso la tecnica di crioconservazione dei gameti.
Questa metodica può assicurare la preservazione della capacità riproduttiva dell’uomo e della donna, tal quale, al momento della vitrificazione degli ovociti e/o degli spermatozoi.
Una coppia che si ritrova a raggiungere la stabilità economica all’età, della donna, di 35 anni, e dell’uomo di 40 può incontrare una serie di ostacoli, anche, al primo concepimento.
I motivi possono essere un impoverimento delle cellule uovo, una degenerazione qualitativa oppure alterazioni della struttura e del messaggio genetico, oltre che l’invecchiamento dell’utero.
Condizioni fisiologiche, queste ultime, che, anche in assenza di patologie in entrambi i componenti della coppia, determinano comunque l’insorgere della condizione di infertilità.
PIANIFICARE IL CONCEPIMENTO
Posso asserire con certezza che, se questa stessa coppia avesse deciso di pianificare il concepimento con dieci anni di anticipo, non avrebbe incontrato alcuna difficoltà.
A sfatare qualsiasi dubbio sui dati pubblicati da tanti Centri nazionali ed internazionali viene in soccorso la Oxford Academic.
La somma Istituzione analizza un campione di 34.000 donne sottoposte ad ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo), in uno studio pubblicato e garantito dalle più quotate riviste scientifiche del mondo (http://humrep.oxfordjournals.org/)
Dallo studio, emerge, chiaramente, che le percentuali di successo della ICSI sono influenzate dall’età dei pazienti.
Dopo i 30 anni, la possibilità di avere una gravidanza per la donna diminuisce dell’11%, ogni anno, mentre la probabilità di portarla a termine, del 13% all’anno.
Il mio consiglio è di guadagnare tempo e rivolgerti ad un team di esperti per iniziare il giusto percorso per la tua coppia.
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