Inquinanti e fertilità, stando ai risultati presentati alle ultime riunioni annuali dell’ESHRE, risulta essere sempre più un binomio stringente.
È sempre più evidente come i fattori ambientali giochino un ruolo fondamentale sull’uomo, dato che influenzano non solo lo stato di salute in generale, tanto che gli inquinanti chimici e fisici oggi vengono considerati come una delle minacce più ragguardevoli per la salute dell’organismo, ma anche per la salute riproduttiva.
Per ciò che attiene all’apparato riproduttivo femminile, è altrettanto supportato dalla ricerca come esso invecchi più rapidamente se a contatto con agenti inquinanti.
E, quindi, il calo della fertilità, nella donna, che già si verifica fisiologicamente, assorbendo queste sostanze, negli anni si amplifica.
Ecco che inquinanti e fertilità sono strettamente collegati e possono portare a delle gravi conseguenze soprattutto in fasi della vita più vulnerabili. Fasi come quella embrio-fetale, la prima infanzia e l’adolescenza, definite “finestre espositive” in cui è in processo lo sviluppo intrauterino.
QUEL 13 SETTEMBRE 2019. IL DISASTRO DELL’ICS
Il 13 Settembre 2019 ad Avellino, già tormentata in passato da altri disastri, si è verificato, inspiegabilmente, un disastro ambientale.
È andato in fiamme lo stabilimento della ICS di Pianodardine (AV), sprigionando una terrificante nube nera.
A distanza di 48 ore si sono alternate ordinanze ufficiali e comunicati dell’A.R.P.A.C. sui primi dati grezzi sulla qualità dell’aria. A rincarare la dose di allarmismo, raccomandazioni da far venire i brividi e psicosi generalizzata.

Immagini dell’incendio della ICS di Pianodardine ad Avellino. Un disastro ambientale.
È facile immaginare che la contaminazione procurata dall’incendio della ICS dipanerà i suoi effetti negli anni a venire, interessando il ciclo vitale dei residenti dell’area e dei paesi limitrofi.
L’aria migliora in pochi giorni, ma l’acqua, la terra ed i suoi frutti? Gli animali che se ne nutrono? E noi?
Appare ovvio ritenere che un cambiamento anomalo dell’organismo potrebbe determinare non solo infertilità nella vita adulta ma anche il progredire di alcune patologie.
È dunque molto importante che si effettui un’opera divulgativa che coinvolga tutte le età, volta a creare una consapevolezza su quali siano i rischi ambientali e come proteggere la fertilità.
Un presidio di prevenzione che guardi il presente e il futuro.
INQUINANTI E FERTILITÀ. I RISULTATI DELLA RICERCA
Questo binomio richiede particolare attenzione, per le donne in gravidanza, ma anche per tutte quelle giovani coppie alla ricerca della maternità/paternità.
Visto che, sempre più ricerche, ci dimostrano che dove l’inquinamento cresce si riduce il tasso di nascita dei bambini.
E che esiste una correlazione negativa tra l’esposizione agli inquinanti ambientali e il tasso di fertilità per la donna.
A tale proposito, vari studi, sono stati presentati a Vienna nel corso del meeting del 2019 della European Society of Human Reproduction and Embriology (ESHRE). Studi che certificano il forte nesso di causalità tra inquinamento e riserva ovarica.
In particolare, lo studio “Ovarian Reserve and Exposure to Environmental Pollutants” (ORExPO study) condotto dal Prof. Antonio La Marca (Università di Modena e Reggio Emilia), su di un un campione di circa 1300 donne provenienti dall’area di Modena, che hanno vissuto nella zona tra il 2007 e il 2017, denominato “Ovarian Reserve and Exposure to Environmental Pollutants”, sono stati misurati i livelli dell’ormone anti-mulleriano (AMH), prodotto dai follicoli ovarici.

Al 35esimo congresso internazionale dell’ESHRE, studi scientifici su inquinanti e fertilità.
Il risultato dello studio su queste donne ha dimostrato come molte sostanze chimiche ambientali, così come componenti naturali e artificiali della dieta quotidiana, riescano a squilibrare il corretto funzionamento degli ormoni, in questo caso, dell’ormone antimulleriano (AMH), che ha la funzione di regolare il corretto funzionamento dei follicoli all’interno delle ovaie e quindi mantenere la riserva ovarica.
Semplificando, maggiore è l’inquinamento minore è la riserva ovarica, ovvero la quantità di ovociti vitali presenti nelle ovaie.
Evidenze recenti, peraltro, indicano che anche in ambito di procreazione medicalmente assistita (PMA), l’esposizione insistente a concentrazioni atmosferiche di ossido nitrico e particolato atmosferico (PM10) peggiora la risposta ovarica a stimolazione e riduce la possibilità di ottenere un numero di embrioni adeguato, per qualità, alla fecondazione
Anche secondo un rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), intitolato “Prospettive ambientali dell’OCSE all’orizzonte del 2050”, è evidenziata la correlazione che c’è tra inquinanti e fertilità. Secondo lo studio, in Europa l’inquinamento atmosferico è il maggior responsabile di morti premature e dell’incremento di morbilità e dell’infertilità sia femminile che maschile.
INQUINANTI E FERTILITÀ MASCHILE. LO STUDIO CINESE
In particolare, per ciò che riguarda gli effetti negativi sulla fertilità maschile, la rivista “Environmental Toxicology and Pharmacology”, ha illustrato uno studio in cui è preso in analisi il liquido spermatico per misurare l’impatto dell’inquinamento sulla salute maschile.
Il risultato è che in alcune aree dell’Italia gravemente inquinate, come Taranto o la vasta area che va dal casertano al napoletano (Terra dei Fuochi), gli esaminati presentavano delle anomalie nello sperma. Comparati, questi ultimi, con i campioni di chi vive a zone non a rischio, i dati hanno mostrato sensibili differenze. Gli uomini nelle zone a rischio avevano una frammentazione del DNA dello sperma superiore al 30%, oltre a perdite in dimensione, motilità e quantità degli spermatozoi.

L’esposizione ad inquinanti ambientali impone maggiore attenzione all’alimentazione.
Risultati che sono avvalorati da altri studi più recenti condotti dal Center for Reproductive Medicine dell’Università di Pechino e pubblicati sulla rivista Environment International. Volti a valutare proprio come l’esposizione all’inquinamento atmosferico potesse aumentare, significativamente, il rischio di infertilità.
Il team ha analizzato 18.571 coppie cinesi, considerando il luogo di residenza e fattori come età, peso, reddito, abitudini scorrette e consumo di alcol. Rapportando, questi valori, al presunto grado di infertilità, definito come il mancato concepimento dopo almeno un anno di tentativi, il risultato è stato consistente. Perché, si è potuto affermare che le donne esposte a un inquinamento da particolato atmosferico, superiore ai 10 microgrammi per metro cubo, possono incorrere in un rischio di infertilità maggiore. Più precisamente, per circa il 20% in più rispetto a quelle che non subiscono tale esposizione.
INQUINANTI E FERTILITÀ. STILI DI VITA E ALIMENTAZIONE POSSONO ESSERE BENEFICI
È pacifico, quindi, come e quanto l’inquinamento possa compromettere la fertilità sia dell’uomo che della donna. Tra i fattori ambientali maggiormente coinvolti vi sono gli interferenti endocrini. Si tratta di sostanze particolarmente pericolose, in grado di alterare la funzionalità del sistema endocrino causando effetti dannosi sulla nostra salute e la nostra prole.
Questo gruppo di sostanze comprende contaminanti ambientali persistenti, pesticidi e antiparassitari, additivi e preservanti di prodotti industriali, metalli pesanti, polifenoli (o fitoestrogeni).
Interferenti endocrini causano patologie acute e croniche legate a malattie sessualmente trasmissibili e possono danneggiare gli organi riproduttivi fino a provocare infertilità di coppia. Elencandole:
- Alterazioni nella formazione e chiusura dell’uretra (ipospadia).
- Alterazione nella posizione dei testicoli (criptorchidismo).
- Alterazioni nella spermatogenesi.
- Cancro ai testicoli in età adulta.
- Disturbi della funzione ovarica e anomalie benigne dell’utero e del seno.
- Endometriosi.
Ad Avellino, in seguito al disastro del 13 Settembre 2019, le centraline fisse dell’A.R.P.A.C., site nel centro della città, non hanno rilevato alcun sforamento delle soglie di allarme, con particolare riguardo a Benzene, CO (Monossido di Carbonio), NO2 (Biossido di Azoto), O3 (Ozono) e, soprattutto, di Pm10 e Pm 2,5.

Il disastro ambientale del 13 Settembre ad Avellino. Impatto rilevante sulla Salute Riproduttiva.
Rimangono i dati relativi alle Diossine, a preoccupare maggiormente, in quanto essendo poco solubili, tendono a restare sospese nell’aria e a penetrare nel terreno.
Queste sostanze, altamente inquinanti, si legano al materiale organico entrando, inevitabilmente, nella catena alimentare. Inutile dire che il pericolo maggiore arriva proprio dagli alimenti.
Ecco che, secondo gli esperti, per prevenire i danni da inquinamento ambientale e, contestualmente, ridurre il rischio di infertilità è bene seguire un regime alimentare equilibrato come la dieta mediterranea.
Alcune verdure, che contengono sostanze antiossidanti, possono aiutare a migliorare la fertilità. Ovvio che sarà sempre necessario consultare figure professionali, come nutrizionisti o dietisti, prima di intraprendere qualsiasi scelta a rischio di inefficacia.
Dieta mediterranea e stile di vita salutare, se associati alle tecniche di concepimento assistito, possono aumentare le possibilità di procreazione nelle coppie dalla capacità fertile compromessa.
MONITORAGGIO COSTANTE DEI PARAMETRI VITALI E PREVENZIONE
Sicuramente, in seguito a questo drammatico avvenimento, non posso che consigliare ad ogni persona, relativamente all’ambito specifico di necessità primaria, un monitoraggio costante, stabilendo una specifica frequenza di osservazione. Essa dipenderà, essenzialmente, dalle patologie pregresse, attuali e potenziali e consentirà di prendere opportuni provvedimenti per tempo e consapevolmente.
Per ciò che riguarda, invece, prettamente il campo della fertilità, ho avviato da tempo un programma di prevenzione, attraverso il quale, monitoro l’andamento di particolari valori essenziali.
E che prevede la raccolta dei valori di AMH, FSH, LH, Estradiolo, Progesterone, Prolattina, Vitamina D, TSH, Insulinemia, Testosterone Totale, FT3 e FT4 – per la donna.
Ma il Programma di Prevenzione è operativo anche per l’uomo. In tal caso si procede alla raccolta di parametri come LH, FSH, Testosterone Totale, Inibina B, Omocisteina ed Esame del liquido seminale con Test di capacitazione.

Una specifica frequenza di osservazione dipenderà dalle patologie pregresse, attuali e potenziali.
Gli esami del Programma di Prevenzione sono più che sufficienti per individuare eventuali problematiche, presenti e/o potenziali, e forniscono tutti gli indicatori per poter emettere diagnosi certe.
Nel programma rientra anche il dosaggio dell’ormone (AMH) che può fornire utili indicazioni per predire l’insorgenza della menopausa o per facilitare la diagnosi della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), oltre che per valutare la capacità riproduttiva di donne che hanno difficoltà a rimanere incinte.
Individuare, per tempo, alcune carenze ormonali e, parallelamente, seguire una corretta dieta alimentare, potrà permetterci di proporre ed adottare scelte consapevoli, per la salute generale delle attuali e future generazioni.
Anche, in virtù, delle nuove scoperte, in particolare, sugli effetti epigeneticamente trasmissibili degli inquinanti per il tramite dei gameti.
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