Figli di un padre anonimo? Beh, certo, il primo dubbio delle coppie che hanno fatto ricorso all’eterologa è se dire al figlio come è nato. Molte mantengono il segreto per evitare che i figli mettano in crisi la propria identità o il rapporto con gli stessi genitori.
È evidente che ciò che muove una coppia, nel desiderio di genitorialità, verso la metodica che fruisce di gameti di un donatore esterno, è sempre l’amore.
Nascondere il ricorso alla tecnica di fecondazione eterologa ai figli, frutto di quell’amore, può essere solo controproducente. D’altronde, essere capaci di chiedere aiuto, e di affrontare un percorso così difficile, implica coraggio, flessibilità, capacità di adattarsi. Perché non comunicarlo ai propri figli?
Riuscire a raccontare ai figli l’amore necessario a compiere questi passi potrebbe, non solo a far accettare e comprendere i motivi della scelta, ma a far sentire loro stessi frutto di qualcosa di unico.
Ma andiamo per gradi.
FECONDAZIONE ETEROLOGA. L’AMORE VINCE SU TUTTO
Per ognuno dei 100 bambini nati in Italia, oggi, uno è stato concepito tramite fecondazione eterologa, cioè grazie a un donatore esterno alla coppia.
E sarebbe proprio il caso di sottolinearlo questo “grazie“.
Dopo il 2014, con l’abolizione del divieto di fecondazione eterologa sancito dalla Legge 40, solo in Italia i nati da fecondazione eterologa sono sempre di più. Nel 2016 sono ricorse all’eterologa 77.552 coppie, quasi 100mila i cicli avviati, 13.582 le nascite e 1.457 i bambini nati (+142%).
Eppure, se tanto si discute delle implicazioni etiche e morali di questo tipo di metodica, troppo poco ci si preoccupa dei risvolti psicologici dei genitori che ricorrono a questa soluzione e di quelli dei figli nati da un diverso, seppur parziale, patrimonio genetico.
ETEROLOGA MASCHILE. NEI PANNI DEL PADRE
<Dr.ssa Granato, io non so cosa significhi essere padre biologico, non l’ho mai provato e non potrò mai. Crede che non sappia che non sarà mai davvero mio figlio?>.
Nel crescere, educare e amare figli di un padre anonimo, questo è il pensiero più comune. Pensiero di chi si trova a dover affrontare, dopo una severa diagnosi di infertilità, la soluzione della fecondazione eterologa.
Stando ai dati:
- Il 54% dei pazienti manifesta la difficoltà ad accettare la impossibilità di trasferire il proprio patrimonio genetico.
- Il 28% dei pazienti manifesta fantasie sul donatore o sulla donatrice. Si vorrebbe disporre di un patrimonio informativo che potrebbe rendere possibile una proiezione futura dell’identità del nascituro (propensioni, attitudini, capacità e connotazioni caratteriali).
- Il 18% dei pazienti teme di dover, un giorno, confidare al proprio figlio le sue origini.
Di seguito, utili consigli, ma una cosa è certa, occorre, assolutamente, evitare che la donna forzi il compagno ad un’accettazione innaturale perché non avrebbe altro effetto che accentuare il senso di impotenza e di depressione, con la conseguenza dell’allontanamento del padre dalla donna e dallo stesso bambino, nato dalla specifica metodica.
FIGLI DI UN PADRE ANONIMO. IL RUOLO DEL GENITORE
Ma non è sempre così.
Per la mia esperienza, in alcuni casi sempre più in aumento, vi è l’accettazione di un ruolo paterno, incondizionato, che si rafforza, sempre più, durante la gravidanza.
Gli uomini che sanno vivere questo tipo di paternità sono proprio quelli che, oltre ad aver elaborato il proprio lutto procreativo, hanno poi saputo investire di significati e di affetti positivi il proprio ruolo di genitore.
In molti casi, infatti, si assiste ad un arricchimento per il genitore, dovuto ad una maturazione comune, insieme a una combinazione di sentimenti di gioia, scoperta, tenerezza, empatia, vicinanza fisica e mentale.
D’altronde, ciascun figlio ha bisogno della figura paterna, non solo come persona da amare, ma anche come modello di sviluppo psico-emotivo.
Ci sono molti esempi a cui rifarsi per trarre forza e impulso a far bene. E allora. bando alle paure.
Certo, a questo punto, occorre soffermarsi su ciò che coinvolgerà i figli.
ETEROLOGA. NEI PANNI DEI FIGLI
Anche questo step va affrontato con la massima consapevolezza.
Scientificamente viene definito “spaesamento genealogico”, quel senso di confusione sulla propria identità che potrebbe essere avvertito da alcuni ragazzi, figli di coppie che hanno portato a compimento metodiche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, soprattutto, nelle fasi adolescenziali.
E se un giorno il mio bambino, guardandosi allo specchio, inizi a nutrire dubbi sulle proprie origini? O se a causa dei continui conflitti arrivi a mettere in discussione il nostro rapporto?
E sono proprio queste le domande che ogni coppia dovrebbe porsi, nel dubbio se rivelare le loro origini.
Perché la possibilità di non vedere particolari somiglianze potrebbe indurre percezioni ambivalenti.
Di fronte al venir meno di una risposta esauriente ai propri dubbi, qualora i genitori abbiano deciso di non toccare l’argomento, potrebbe incidere negativamente sullo sviluppo psico-emotivo del bambino.
È sempre opportuno parlarne liberamente. E la necessità di un dialogo aperto, è ratificato dalla comunità scientifica. Perché la genetica è solo una pietra grezza, su cui ogni persona modella la propria personalità, in base alle esperienze, agli stimoli esterni e alla educazione impartita.
L’evoluzione emotiva e psicologica dei figli sarà una “summa” di ciò che si è appreso negli anni. E quindi larga parte dell’evoluzione personale dipenderà dai propri genitori. Tacere, quindi, oltre che ingiusto, potrebbe essere controproducente. Ognuno di noi ha bisogno di conoscere le proprie origini e di crescere nella verità.
FIGLI DI UN PADRE ANONIMO? “NIENT’ALTRO CHE UN GESTO D’AMORE”
Alla luce di queste considerazioni, suggerisco sempre, ad ogni coppia che si rivolge a me, di non avere fretta di iniziare percorsi che prevedono la donazione di gameti.
Eventualmente, potrebbe essere importante prendere in considerazione anche l’istituto della adozione, come possibile alternativa alla propria sterilità. Solo una profonda comprensione e condivisione della scelta da parte della coppia, può portare ad una gravidanza felice e alla costruzione di una famiglia solida.
Insomma, alla base della scelta deve esserci sempre un forte desiderio di genitorialità. Il successo e le conquiste dei genitori, nonché la corretta narrazione, sono pilastri fondamentali alla costruzione dell’autostima del bambino. I figli devono sentirsi frutto di qualcosa di unico e speciale, l’Amore.
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