ANCHE SE SI È GIÀ GENITORI AVERE UN SECONDO BAMBINO PUÒ ESSERE COMPLICATO
Chi ha già avuto un bambino è, spesso, convinto/a che avrà un secondo figlio quando vorrà. Eppure, non sempre è così. Si tratta di quella che viene definita infertilità secondaria, ovvero la difficoltà a concepire una seconda volta, nonostante si abbia alle spalle una gravidanza conclusa con successo.
A questo proposito, secondo uno studio sui tassi di infertilità mondiali, condotto dal 1990 al 2010 in 190 paesi, si è rilevato che, su 48,5 milioni di coppie infertili, circa il 60% è affetto da infertilità secondaria.
La casistica è ancora attuale, infatti l’infertilità secondaria dipende:
- nel 30% dei casi da una disfunzione ovarica;
- nel 40% da un problema del liquido seminale;
- nel 20% è dovuta ad una patologia come l’endometriosi o una tuba bloccata;
- il restante 10% può essere un problema della coppia o la cosiddetta infertilità inspiegata.
In questo ultimo caso, occorre non trascurare di indagare su complicanze infettive, squilibri ormonali, disfunzioni che possono essere insorte dopo una prima gravidanza.
Ma, oltre ciò che può essere definito morfologico o meccanico, occorre considerare le sensazioni, le emozioni che si vivono durante e dopo il parto, la qualità della stessa vita di coppia che, inevitabilmente, cambia dopo la nascita del proprio bambino, generando anche diverse abitudini che incidono sulla sfera sessuale. Tutto questo può fortemente condizionare la psiche degli aspiranti genitori.
INFERTILITÀ SECONDARIA: LE CAUSE
Le principali cause possono essere individuate in una qualità alterata dello sperma del partner maschile oppure un esaurimento della riserva follicolare della partner femminile.
Così coppie che, dopo il primo figlio, aspettano qualche anno per avere una seconda gravidanza si ritrovano a coltivare questo desiderio quando la donna ha compiuto i 38 anni e realizzano che la gravidanza tarda ad arrivare.
Dopo mesi di tentativi, si rivolgono ad uno specialista. È allora che si scopre che, in seguito alla prima gravidanza, è cambiato qualcosa.
LE CAUSE SPECIFICHE
Tante le coppie, in Italia, che lamentano questo tipo di infertilità, sempre più comune. Le cause specifiche sono:
- l’età della donna. Mentre per migliorare la qualità spermatica si può intervenire, sulla scarsa qualità ovocitaria c’è poco da fare. Nella donna il picco di fertilità va dai 20 ai 30 anni. Oggi, i percorsi universitari, la carriera lavorativa, le relazioni instabili ritardano, notevolmente, la programmazione di una gravidanza. E con il passare degli anni si diradano le cellule uovo, sono trasmissibili difetti genetici e la fecondazione diviene più ardua.
- cause post partum. Mi riferisco, in particolare, all’abusato utilizzo del parto cesareo. Intervenire chirurgicamente sull’utero di una donna può determinare problematiche aderenziali. Inoltre, possono insorgere infezioni o traumi;
- complicazioni morfologiche e patologie secondarie insorte dopo la prima gravidanza. Mi riferisco, in particolare, a tutte quelle patologie evolutive che essendo piccole anomalie in età fertile non impediscono il raggiungimento della prima gravidanza ma, all’avanzare dell’età anagrafica e dell’età biologica, evolvono impedendo il processo di annidamento oppure lo sviluppo embrionario;
- errati stile di vita e problematiche maschili. Mi riferisco a entrambi i partner della coppia. Scorrette o inadeguate abitudini, che producono un rapido aumento di peso, possono causare alterazioni ormonali e incidere sulla quantità e qualità dello sperma. La qualità spermatica varia anche a causa di ipertensione, diabete, fumo o alcool.
Quindi, curare l’alimentazione, smettere di fumare ed evitare gli alcolici può contribuire notevolmente ad un nuovo concepimento.
Tuttavia, l’infertilità secondaria rimane una condizione transitoria e raramente è necessario ricorrere alla fecondazione medicalmente assistita. Frequentemente, gli interventi prevedono un iter diagnostico, terapie adeguate e cure farmacologiche.
QUANDO PRENDERE I PRIMI PROVVEDIMENTI?
Anche se l’infertilità secondaria rimane una condizione transitoria e, raramente, è necessario ricorrere alla procreazione medicalmente assistita, ritengo di consigliare una visita andrologica e ginecologica già dopo 8 mesi di tentativi non riusciti, se si ha più di 35 anni, mentre si può arrivare a 12 mesi di prove se si è più giovani
In ogni caso, occorre sempre tenere in debito conto il fattore età. In molti casi, meglio non perdere tempo prezioso.
Molto spesso, gli interventi prevedono un iter diagnostico, terapie adeguate e cure farmacologiche.
Gli esami più frequenti, per arrivare ad una diagnosi certa di infertilità secondaria, che prescriviamo alle coppie di pazienti, sono:
- esame del sangue. Idoneo a monitorare i livelli ormonali per la donna ed esame del liquido seminale (spermiogramma) per l’uomo;
- ecografia ad ultrasuoni per verificare il corretto funzionamento degli organi genitali;
- isterosalpingografia per controllare la morfologia dell’utero e la pervietà delle tube di Falloppio;
- laparoscopia per escludere la presenza di endometriosi o fibromi uterini.
Certo, un’informazione adeguata è essenziale.
Ecco perché svolgo una costante attività di supporto a quante coppie, gratuitamente, vorranno informarsi, nel prossimo mese di Settembre, sui percorsi di prevenzione.
Al Centro diagnostico Cedibio, di Avellino, dedico un giorno a settimana ad appuntamenti mirati a rispondere alle vostre domande, per conoscere un po’ di più su noi stessi e sul tema della fertilità.
L’INFERTILITÀ SECONDARIA INFLUENZA LA SFERA SESSUALE
L’infertilità, e talvolta anche la stessa diagnosi, può influenzare negativamente la sessualità di coppia, causando in chi desidera un bambino frustrazione, rabbia e una forte emotività.
Questo vale anche nel caso fossimo di fronte ad una infertilità secondaria, cioè ad una sopraggiunta difficoltà a concepire una seconda volta, nonostante si abbia alle spalle una gravidanza conclusa con successo.
Sono proprio le donne, stando ad alcuni recenti studi, a subire le conseguenze peggiori sulla sessualità.
Questi studi hanno dimostrato che la funzione sessuale è stata gravemente compromessa nelle donne, più che negli uomini, sia per ciò che riguarda la stessa capacità di raggiungere l’orgasmo che nell’intimità e nella comunicazione di coppia.
Tra le principali strategie di trattamento dei problemi relativi ad infertilità secondaria vi sono quelle dirette a ridurre l’ansia e, soprattutto, rompere le convinzioni che possono influenzare negativamente la sessualità della coppia, come quello, troppo diffuso, che il valore di una donna è connesso alla sua fertilità.
Solo se ci mettessimo alla ricerca di un secondo figlio con lo spirito giusto, vivendo con la dovuta tranquillità il momento del concepimento, parlando con il partner e dandoci supporto reciproco, compiremmo il primo passo, essenziale, per vivere il concepimento in serenità.
Purtroppo, non avviene sempre questo. Ecco perché ulteriori studi sull’infertilità secondaria dovrebbero prendere in considerazione la soddisfazione coniugale e altre circostanze di vita (livelli di ansia, depressione e stress).
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