LE TECNICHE DI SELEZIONE DEL SESSO.
“Dr.ssa vorremmo un figlio maschio. Voi ce lo potete assicurare?”
Ci sono molte cliniche dell’Est Europa che offrono, ad un costo molto elevato, il servizio di determinare il sesso dei bambini per le coppie che ricorrono alla PMA.
Tecnicamente è sufficiente eseguire uno screening dell’embrione. Infatti, lo sviluppo dell’embrione inizialmente avviene in laboratorio. Basta prelevare alcune cellule dall’embrione ed è possibile analizzare la coppia cromosomica (XX o XY) e determinare quindi il sesso del nascituro. Se il sesso è quello desiderato, l’embrione viene impiantato nell’utero materno, dove prosegue il suo naturale sviluppo.
Da embriologa, sono convinta che la fecondazione assistita debba rappresentare solo un’opportunità per realizzare il senso profondo della genitorialità. E pur ritenendomi di vedute ampie, quando si ricorre alla procreazione assistita al solo scopo di scegliere il sesso del bambino si apre uno scenario futuribile e anche assai inquietante, a maggior ragione, in quanto questo servizio viene, nella maggior parte dei casi, offerto illegalmente.
LE MIE PERPLESSITÀ SULLA SELEZIONE DEL SESSO
Il mio imbarazzo, riguardo alla procedura biologica di selezione del sesso non è solo di tipo etico. Infatti, occorre certamente riconoscere l’importanza della vita biologica ma, anche, trovare anche il giusto modo per rapportarci all’evoluzione della tecnica. Se questo può comportare la generazione di embrioni che potrebbero essere mercificati allora è giusto che la Legge la osteggi con vigore. Basti pensare ad un articolo che ho letto recentemente di una donna americana che dice:< da tre anni stiamo provando a dare a nostro figlio un fratellino… vogliamo completare la nostra famiglia con un maschio.>
Ma, soprattutto, di tipo sociologico e legato alla possibile discriminazione sessuale che potrebbe riguardare il rifiuto di uno dei due sessi reputato inferiore. Se noi embriologi avallassimo una differente valutazione tra i due sessi, solo per denaro, potremmo finire per alimentare un divario inaccettabile. O, peggio ancora, contribuiremmo a creare una nuova classe di esseri umani.
Alcuni studi, infatti, hanno infatti evidenziato che la maggioranza delle coppie, prese in esame, preferirebbero avere figli maschi e, potendo scegliere il sesso del nascituro con certezza penalizzerebbero la nascita di femmine. L’esistenza poi di stereotipi culturali e pregiudizi, che non finirò mai di combattere, favorirebbe la scelta del maschio per i primogeniti. Se consideriamo che la maggior parte delle coppie, oggi, genera un solo figlio, questo produrrebbe un reale squilibrio sociale.
LA SELEZIONE DEL SESSO NEL PLURALISMO NORMATIVO
Nei Paesi europei le legislazioni relative alla determinazione del sesso del nascituro non sono tutte uguali.
Nel pluralismo normativo assistiamo a come in Italia, e nella maggior parte dei paesi europei, la PGD, quindi la selezione di genere degli embrioni, viene applicata per prevenire patologie genetiche, qualora si sia accertato che queste possano presentarsi nell’ipotesi di genere individuata.
Anche in Danimarca, in Finlandia, Inghilterra, Portogallo e Spagna la legge stabilisce che la scelta del sesso del nascituro può essere autorizzata soltanto nei casi in cui si voglia evitare una grave patologia genetica legata a un determinato sesso.
Negli Stati Uniti d’America, invece, le cose sono molto diverse ed è consentito il ricorso alla fecondazione assistita per scegliere il sesso dei propri figli anche solo per desiderio e non per motivi legati a problemi di tipo genetico. Ecco perché negli evoluti Stati Uniti d’America, per la verità non in tutti, basta barrare una casella del modulo di richiesta per forzare la natura, derogando a qualsiasi principio etico e sociologico, e scegliere il sesso del bambino che nascerà.
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